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Vuole dire che il calcio italiano reduce da due mondiale saltati si sta davvero risvegliando?
«In parte sì. Si costruisce sempre con delle idee. Ora ne vedo qualcuna in giro: il Lecce ne sta proponendo di interessanti. Anche l’Empoli. Lo stesso Bologna post-Motta».
Quando dice che i club calcistici sono come le aziende a cosa allude?
«Alla costruzione e alla gestione: le aziende falliscono quando non si rinnovano, così il football».
Quello che succede nel Milan attuale cosa le suggerisce?
«Forse guardano troppo alle gambe dei giocatori, a quello che sanno fare, e poco alla testa. Io ho sempre valutato prima la testa».
Ma lei aveva Palloni d’Oro in squadra.
«Van Basten, il giocatore migliore, rimase fuori dalla squadra per mesi a causa di seri problemi alla caviglia ma in quel 1988 vincemmo ugualmente uno scudetto memorabile».
Nostra idea: come filosofia, questa Atalanta dell’Ego di Bergamo (il Gasp), si avvicina molto al suo Milan.
«L’Atalanta sta facendo qualcosa di grandioso: può vincere lo scudetto anche se, nella mia considerazione, l’ha già vinto. Il merito è di Gasperini perché propone un calcio coraggioso e d’avanguardia».
Ma la più forte resta l’Inter?
«Ha due giocatori per ogni ruolo, una ricchezza notevole».
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