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Intervenuto ai microfoni di Diretta News, Ruben Sosa, doppio ex di Inter e Lazio, ha ricordato anche alcuni ex compagni a partire da Paolo Di Canio:
"(Ride, ndr) Un pazzo, come me. Cioè: io ero pazzo, ma lui era pazzo il doppio. Aveva una grandissima tecnica ed era un ragazzo che sapeva divertirsi, ma era pazzo. Anche nelle celebrazioni: lui festeggiava alla sua maniera. Era un gran compagno di squadra, un amico. Ci siamo trovati benissimo: facevamo gol e andavamo d'accordo sia in campo che durante gli allenamenti, nonostante fossimo due ragazzi diversi".
All'Inter, invece, il suo primo socio fu Totò Schillaci.
"Me lo ricordo benissimo. Voleva sempre segnare lui e un giorno gli dissi 'guarda che se non me la passi mai non te la passo nemmeno io'. Da quel momento in poi è stata una stagione bellissima. E, poi, come uomo era davvero speciale. Abitavamo entrambi a Como e mi diceva sempre di passare a prenderlo per andare insieme alla Pinetina".
L'anno successivo, il suo socio in attacco è stato Dennis Bergkamp. Perché non ha funzionato all'Inter?
"Forse era troppo giovane. Non si è trovato bene all'Inter nonostante fosse già considerato una figura importante: calciava le punizioni, i rigori. Eppure non rese al massimo perché ho la sensazione che non fosse felice all'Inter, gli mancava qualcosa. È arrivato con un altro olandese Jonk che era più grande ed era come il suo fratello maggiore, ma Bergkamp non si divertiva. Faceva gol incredibili e non festeggiava. E questo mi faceva incazzare. Gli dicevo 'hai fatto un gol incredibile, vai sotto i tifosi, urla!', ma per lui era come un lavoro e non un divertimento".
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