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Stramaccioni: “Ho rivisto una grande Inter, c’è tanto di Inzaghi. C’è un segnale che ha mandato”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il tecnico Andrea Stramaccioni ha parlato della grande impresa dell'Inter in casa del Bayern
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il tecnico Andrea Stramaccioni ha parlato della grande impresa dell'Inter in casa del Bayern

Stramaccioni, cosa ha detto la gara d’andata?

«Ho rivisto una grande Inter. La prestazione è stata connotata da notevole solidità difensiva, dalla qualità nello sfruttare le occasione avute e anche dalla capacità di soffrire che è stato fondamentale tornare a mostrare. La squadra è stata compatta, solida, sempre organizzata ed è ripartita con qualità tutte le volte che ne ha avuto l’opportunità».


E pensare che all’inizio il match sembrava complicato.

«Lo è stato per i primi venticinque minuti. Il Bayern è partito forte, mettendo in difficoltà l’Inter soprattutto con questa rotazione sulla parte di destra dove Goretzka si abbassava in posizione di braccetto e così la coppia Carlos Augusto-Bastoni andava in inferiorità numerica. Sul palo colpito da Kane gli uomini di Inzaghi sono stati anche fortunati perché da quella posizione l’inglese non sbaglia praticamente mai. Piano piano però l’Inter è cresciuta e ha letto la partita: l’occasione di Carlos Augusto e la grande imbucata di Barella (non sfruttata da Lautaro, ndr) sono state il preludio per il grande gol del Toro, sul pregevole assist di Thuram».

Ora l’argentino è a quota sette centri in Champions. E’ sul livello dei grandi bomber europei?

«Abbiamo visto un grande Lautaro che ha vinto la sfida a distanza con Kane segnando un gol a coefficiente di difficoltà altissimo: ha colpito la palla di collo esterno ovvero nell’unico modo che aveva per indirizzarla sul palo opposto».

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Barella ha confermato di essere un centrocampista di caratura mondiale.

«Sono queste le partite in cui ci si rende conto perché ad oggi Barella è considerato il nostro giocatore di maggiore quotazione internazionale. Ha disputato una gara pressoché perfetta, abbinando un’attenta fase difensiva alla capacità di supportare con energia e qualità la manovra dell’Inter».

Dopo il pareggio di Müller, però, la ciliegina sulla torta l’ha messa Frattesi.

«Sono davvero felice per lui: è un calciatore d’importanza fondamentale per l’Inter e per la nostra Nazionale. Sta tornando ai suoi livelli e mi ha impressionato nell’azione del 2-1: con il suo scatto ha... preso dieci metri a uno dei centrocampisti più forti del mondo, Kimmich».

Qual è stata la prima mossa tattica che ha condizionato l’andamento della sfida?

«Guerreiro sotto punta a uomo su Calhanoglu. Non lo avevo mai visto in questa posizione in Champions League , mentre in Bundesliga ci aveva giocato solamente con il Bochum ultimo in classifica. Da questo si è percepito il rispetto di Kompany per le qualità di Calha. Mi ha colpito anche l’utilizzo di Goretzka così basso, una scelta che secondo me non ha pagato ed è stata in netta contrapposizione rispetto a quella di Nagelsmann: il ct tedesco nella doppia sfida contro l’Italia lo ha utilizzato da incursore alle spalle della punta e Leon ha segnato due reti».

Qual è stata la chiave del successo nerazzurro?

«I due aspetti più rilevanti di questa vittoria sono stati la solidità difensiva contro uno degli attacchi più forti del mondo e la mentalità mostrata tre minuti dopo aver subito il pareggio: l’Inter ha giocato palla a terra, a campo aperto, per andare a vincere la partita invece di speculare su un pareggio che comunque sarebbe stato un buon risultato. Questo è un segnale da grandissima squadra».

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Si aspettava che le assenze di Dumfries e Dimarco pesassero di più?

«Quella di Dumfries ha pesato soprattutto in fase offensiva perché Darmian ha disputato una prova difensiva molto attenta, ma con poche iniziative nella metà campo avversaria. Reputo Dimarco insostituibile per le sue caratteristiche, ma Carlos Augusto si è fatto trovare pronto: è stato decisivo in entrambe le reti e secondo me uno dei migliori in campo».

Quanto c’è di Simone Inzaghi in questa impresa?

«Tantissimo. E’ la vittoria della convinzione nel suo calcio, mostrato senza paura anche in uno dei palcoscenici più prestigiosi del mondo. E mi è piaciuta moltissimo la forza con cui a Monaco, alla vigilia, ha difeso i suoi ragazzi dopo il pareggio di Parma. Il gruppo ancora una volta ha ripagato il suo condottiero...».

Cosa deve fare l’Inter tra una settimana?

«Innanzitutto gestire al meglio quei giocatori che ieri sera hanno speso di più. Il vantaggio di un gol è più importante psicologicamente che da un punto di vista dell’ipoteca della qualificazione. Quello di Monaco è solo il ‘grande primo tempo’ di una sfida che si deciderà nei 90’ del Meazza».

L’Inter può tornare a Monaco per la finale?

«Non mi piace parlare di finale quando c’è ancora da guadagnarsi la semifinale, ma l’Inter ha mostrato a tutta l’Europa che ha le carte in regola per arrivarci».

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