"Ho vissuto in Italia, in Spagna, in Germania, in Francia. In tutti questi Paesi ho imparato la lingua e ad amare le tradizioni locali, soprattutto il cibo. Per me è stato un vantaggio, senza dubbio. Aver conosciuto dall'interno così tanti luoghi mi ha reso diverso da chi, tanto per fare un esempio, nasce e resta sempre nello stesso posto, senza muoversi mai. Io accetto tutti, anche chi è diverso da me. Chi invece non è abituato a vedere persone diverse tra loro fa più fatica ad accogliere certi cambiamenti. Ma non si tratta di cattiveria, semplicemente le persone hanno paura di ciò che non conoscono. Io sono convinto che non esistono differenze tra le persone. E credo che, se vogliamo fare e avere un bel mondo, c'è bisogno di tutti. Senza distinzioni.
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I calciatori di oggi non sono come erano ai tempi di mio padre: allora non c'erano i social, erano considerati degli sportivi e basta. In pochi si esponevano davvero su temi politici e sociali. Adesso invece siamo degli esempi per chi ci segue, ciò che diciamo e i nostri comportamenti possono avere un impatto, le nostre interviste possono muovere le persone. Un calciatore contemporaneo deve capire che deve esporsi, che non può tacere su determinate cose".
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