Non fosse stato figlio di Lilian, ora sarebbe così forte?
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«No. Lui è stato fondamentale per me, da giovane e ancora oggi. Con lui guadagno tempo, una parola sua sono 2-3 settimane di lavoro per un altro».
Ma oggi è lui il papà di Marcus o resta lei il figlio di Lilian?
«No, resto io figlio suo. E sono anche il grande fratello di Khephren. Sono fiero della mia famiglia».
È stato un peso, essere figlio di un campione?
«A volte lo è stato. Mio padre mi aveva preparato, “ti giudicheranno per il cognome, diranno che ci sei solo perché sei mio figlio”. Non è stato piacevole, quando ero bambino, sentir dire cattiverie dai genitori dei ragazzi con cui giocavo. Rispondevo così: “guardate che se segno, non è perché il portiere avversario si sposta per far segnare il figlio di Lilian”».
Con Khephren avete scommesso su chi vince più trofei quest’anno?
«C’è stata la possibilità di giocare insieme, quando ero al Borussia il Nizza mi voleva ma poi non se ne è fatto nulla. No, nessuna scommessa con lui. Gli auguro il meglio. Non proprio il meglio meglio eh… Diciamo a lui sì, alla squadra in cui gioca no».
È davvero più forte di lei?
«Sì, lo è. E sa perché? Perché può imparare dal papà e poi dal fratello, è fortunato».
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