Cosa ha provato durante il malore di Bove?
news
Thuram: “Mai via dall’Inter per la clausola. Champions? Non scelgo, siamo una squadra che…”
«Ero paralizzato, sangue ghiacciato, non sapevo cosa fare. Ma è come una sveglia sulla vita. Dopo la partita ho chiamato tutte le persone a cui voglio bene, una ad una, per dire loro quanto le amo».
Ha la sensazione che il carrozzone sia costretto sempre ad andare avanti?
«Il calcio è un business, ci sono di mezzo i soldi della gente, c’è chi vuole e deve guadagnare. Ma noi calciatori a Firenze ci siamo fermati. Siamo essere umani: queste cose possono accadere a tutti. E dunque bene è stato bloccare la partita».
Si fa abbastanza sulla salute? Anche dal punto di vista mentale?
«Non è facile per noi gestire la pressione. Ma dipende sempre dal tipo di approccio. Vede, io amo veramente il calcio, è la mia vita. Ha ragione Davide (Frattesi, ndr ), ho sentito il suo consiglio ai più giovani, “non prendete mai tutto al 100%”. Ecco: se si perde la componente del gioco, siamo finiti. Mentalmente è importante riuscire a staccare. Ad esempio dai social: sono nocivi per i calciatori. Quando sbagliamo una partita, non abbiamo ucciso nessuno eh! Può capitare, ci sarà sempre la sfida successiva per riscattarsi».
All’Europeo lei e altri giocatori francesi vi siete schierati contro Le Pen, alla vigilia delle elezioni. Perché in Italia non c’è la stessa sensibilità?
«Io posso parlare per me. È stato naturale per il sottoscritto e per Kylian (Mbappé, ndr ). Siamo giovani, neri, è stato giusto capire quel che stava accadendo e poi parlare».
Le è mai capitato di subire un episodio razzista qui in Italia?
«A me personalmente mai».
Se le accadesse, cosa farebbe?
«Non starei zitto. Parlare non è mai stato un problema, denunciare delle cose che non trovo giuste, idem. Poi non giudico chi non fa come me».
© RIPRODUZIONE RISERVATA