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Thuram: “Mai via dall’Inter per la clausola. Champions? Non scelgo, siamo una squadra che…”

Andrea Della Sala Redattore 

Cosa ha provato durante il malore di Bove?

«Ero paralizzato, sangue ghiacciato, non sapevo cosa fare. Ma è come una sveglia sulla vita. Dopo la partita ho chiamato tutte le persone a cui voglio bene, una ad una, per dire loro quanto le amo».

Ha la sensazione che il carrozzone sia costretto sempre ad andare avanti?

«Il calcio è un business, ci sono di mezzo i soldi della gente, c’è chi vuole e deve guadagnare. Ma noi calciatori a Firenze ci siamo fermati. Siamo essere umani: queste cose possono accadere a tutti. E dunque bene è stato bloccare la partita».

Si fa abbastanza sulla salute? Anche dal punto di vista mentale?

«Non è facile per noi gestire la pressione. Ma dipende sempre dal tipo di approccio. Vede, io amo veramente il calcio, è la mia vita. Ha ragione Davide (Frattesi, ndr ), ho sentito il suo consiglio ai più giovani, “non prendete mai tutto al 100%”. Ecco: se si perde la componente del gioco, siamo finiti. Mentalmente è importante riuscire a staccare. Ad esempio dai social: sono nocivi per i calciatori. Quando sbagliamo una partita, non abbiamo ucciso nessuno eh! Può capitare, ci sarà sempre la sfida successiva per riscattarsi».

All’Europeo lei e altri giocatori francesi vi siete schierati contro Le Pen, alla vigilia delle elezioni. Perché in Italia non c’è la stessa sensibilità?

«Io posso parlare per me. È stato naturale per il sottoscritto e per Kylian (Mbappé, ndr ). Siamo giovani, neri, è stato giusto capire quel che stava accadendo e poi parlare».

Le è mai capitato di subire un episodio razzista qui in Italia?

«A me personalmente mai».

Se le accadesse, cosa farebbe?

«Non starei zitto. Parlare non è mai stato un problema, denunciare delle cose che non trovo giuste, idem. Poi non giudico chi non fa come me».

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