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Veron: “Milan, cambiare sempre formazione non aiuta. Guardate l’Inter. Scudetto? Davanti volano”

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Del nuovo tecnico del Milan Conceiçao e di quanto è successo ai rossoneri ha parlato l'ex compagno del portoghese
Andrea Della Sala Redattore 

Del nuovo tecnico del Milan Conceiçao e di quanto è successo ai rossoneri ha parlato l'ex compagno del portoghese Juan Sebastian Veron a La Gazzetta dello Sport:

«Sergio è uno su cui puoi sempre contare - prosegue la “Brujita” da Buenos Aires - Io chiudevo gli occhi e sapevo di trovarlo sulla fascia destra, pronto a ricevere il mio lancio. E poi è testardo, grintoso, non molla mai: voleva vincere anche le partitelle in allenamento. Un hombre vertical, lo descriverei così».


Che idea si è fatto di ciò che è accaduto al Milan?

«Difficile parlare stando a migliaia di chilometri di distanza. Una cosa è certa: la squadra non ha reso, finora, secondo le sue potenzialità. Il Milan ha giocatori forti, penso a Leao, a Theo, a Reijnders, a Fofana, a Morata, a Pulisic, e di sicuro me ne dimentico qualcuno... Però, in questo inizio di stagione non è quasi mai scattata la scintilla, non c’è stata continuità di rendimento».

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Grandi prestazioni nel derby e al Bernabeu contro il Real Madrid e poi improvvisi cali di tensione. Come mai?

«Certo che se hai la forza per vincere al Bernabeu, che è una cattedrale, poi non ti puoi smarrire in un campo di provincia com’è capitato al Milan. Vuol dire che il gruppo non era perfettamente sintonizzato con le idee dell’allenatore».

C’erano anche problemi di spogliatoio.

«Così mi hanno riferito, ma io lo spogliatoio di Milanello non l’ho vissuto. Una cosa risulta evidente: le esclusioni eccellenti che Fonseca ha deciso. Tenere fuori Leao e Theo è una faccenda che pesa. Bisogna vedere che cosa è realmente successo. Io credo che, per raggiungere grandi traguardi, e lo dico da presidente di un club, sia necessaria una totale sintonia tra squadra, allenatore, dirigenti e tifosi. Se manca anche una sola di queste componenti, vai poco lontano. Non so quale componente sia mancata finora al Milan».

Quale sarà, secondo lei, la prima cosa che farà Sergio Conceiçao?

«Penso che cercherà di dare certezze alla squadra. La struttura del gruppo che va in campo deve sempre essere la stessa, questa perlomeno è la mia idea. Ciò significa avere una formazione-base sulla quale lavorare. Quando, poi, le cose si sono messe sulla strada giusta, allora si può pensare di modificare qualcosa per dare riposo a qualcuno, per fare turnover in vista di un impegno importante e cose del genere. Ma cambiare sempre formazione, a mio avviso, non ha senso: si finisce che i giocatori non si conoscono alla perfezione. Guardate l’Inter del mio amico Simone Inzaghi: la squadra titolare è quella, e i risultati si vedono. Sia in Italia sia in Europa».

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A proposito, sarà un derby speciale: due allievi di Eriksson che si sfidano.

«Già, e il mister, da lassù, osserverà e prenderà appunti. Intanto c’è la Supercoppa Italiana, e vediamo in pochi giorni che cosa riuscirà a fare Sergio. Sono convinto che il Milan trarrà beneficio dall’arrivo di Conceiçao: è un professionista serio, con un ottimo bagaglio di esperienze che metterà al servizio del club. E, soprattutto, è un ragazzo d’oro: darà l’anima per il Milan».

Il Milan può ancora competere per lo scudetto?

«Non corriamo troppo, quelle davanti volano. L’importante è entrare in zona Champions».

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