Nella sua squadra vorrebbe Lookman e Retegui o Lautaro e Thuram?
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«Cattiva, questa. Dopo aver sospirato dico Lautaro e Thuram: più esperienza internazionale, giocano da più tempo ad alto livello, anche in nazionale. Sono pronti da qualche anno».
Il top di questa stagione, fra loro quattro?
«Retegui: tocca il pallone e fa gol. Ma come scegli, scegli bene: Thuram, per dire, finora ha segnato più di Lautaro, ha avuto un momento un po’ così, ma con il Feyenoord l’ho visto di nuovo carico».
E Lautaro?
«È quello che i falliti dicevano in crisi e poi da gennaio ha segnato 10 gol, cinque nelle ultime tre partite di Champions che ha giocato, per dire del livello».
E Lookman?
«Lookman lo guardi e pensi: oh, adesso vediamo cosa farà. In Serie A uno così non c’è: ogni volta che riceva palla va uno contro uno, sempre. E’ veloce, ha forza, punta, dribbla, tira, sinistro o destro è lo stesso».
Bello quell’abbraccio di domenica con Gasperini, no?
«Ma Gasp è così: si incazza lì per lì e poi gli passa. Sa cosa devono fare ogni mattina a Zingonia quei due? Un giorno Lookman porta cappuccio e brioche a Gasperini dicendogli “Grazie, perché oggi sono un giocatore migliore”. E il giorno dopo Gasp li porta a Lookman: “Thank you again my friend “. Soprattutto per quella tripletta in finale di Europa League, ovviamente».
Ma se un allenatore avesse detto di lei: “È uno dei peggiori rigoristi che conosco”?
«Non avrebbe potuto, perché non era vero. Io dico sempre: chi si sente di tirare un rigore, deve tirarlo. E se un compagno arriva e dice “Me la sento”, ci sta di lasciarglielo. I rigori li sbaglia solo chi tira, e se una volta si sbaglia, amen».
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