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Di nuovo, in questo Mondiale per club, ci sarà soprattutto la possibilità di vedere tutte assieme le squadre migliori del pianeta, provenienti da ogni continente, raggruppate assieme in un torneo lungo un mese. In passato c’era la Coppa Intercontinentale, che contrapponeva i campioni d’Europa e del Sudamerica in una sfida unica; una competizione che è stata poi allargata alle regine degli altri continenti. Si tratta comunque di un evento di breve durata, i vincitori della Champions se la cavano con due partite (da quest’anno con una) e prevalgono quasi sempre. Il Mondiale che si disputerà negli Stati Uniti dal 15 giugno al 13 luglio sarà invece un confronto senza precedenti, almeno a livello di club, tra culture calcistiche diverse: quando il campo dei partecipanti diventa così ampio, arrivando a coinvolgere 32 formazioni dal Sudamerica al Giappone, dall’Europa al Sudafrica, tutto si fa molto interessante. Poi è chiaro che l’aspetto economico ha un peso decisivo, perché i club per partecipare incassano decine di milioni di euro e c’è bisogno di creare motivi di interesse affinché gli sponsor investano. Così può anche capitare che l’Inter Miami di Messi, a un certo punto, entri tra le qualificate un po’ a sorpresa.
Dal punto di vista tecnico, il Mondiale per club ha un livello medio inferiore rispetto alla Champions. Ma questo non significa che sia tutto deciso, tutto scontato: per le grandi d’Europa le sfide con avversarie poco conosciute, soprattutto al termine di una stagione faticosissima, possono presentare problemi inattesi. E anche affrontare le squadre sudamericane - ma non solo - nelle gare a eliminazione diretta è meno banale di quanto qualcuno possa pensare. Se poi tra le europee dovesse annidarsi anche un briciolo di presunzione, ecco che i rischi aumenterebbero.
Sapevamo che il sorteggio sarebbe stato più difficile per la Juve che per l’Inter, nonostante fossero entrambe in seconda fascia, perché i bianconeri erano destinati a una squadra europea di prima fascia. Era però difficile immaginare che alla squadra di Motta andasse così male : nel girone eliminatorio ha pescato il Manchester City - contro il quale giocherà anche la prossima settimana in Champions - e negli ottavi rischia di trovare il Real Madrid, visto che i due gironi (quello di Juve e City e quello del Real) si incrociano. Le altre rivali dei bianconeri, il Wydad e l’Al Ain, sembrano destinate a fare da contorno. L’Inter affronta da favorita un girone che però, per valori, sembra più equilibrato: ci sono la storia del River Plate, uno dei club di maggior prestigio e di maggior successo del Sudamerica, e poi i giapponesi dell’Urawa e i messicani del Monterrey, esponenti di movimenti calcistici consolidati oppure in crescita, avversarie che possono diventare insidiose.
È stato bello vedere il neocinquantenne Del Piero al centro del sorteggio di Miami - un sorteggio interminabile, lungo più di una partita. Introducendo le squadre Alex ha incrociato anche la sua storia personale, ad esempio quando ha annunciato l’abbinamento tra Inter e River Plate, la squadra alla quale 28 anni fa ha segnato il gol che ha consegnato alla Juve la Coppa Intercontinentale, forse il più importante della sua carriera. Fra luci e lustrini, Del Piero sembrava fosse lì per ricordare a tutti che, alla fine, contano il calcio, i giocatori, i campioni", si legge.
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