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Inchiesta ultras, Beretta si pente e collabora: messa al sicuro la sua famiglia

Fabio Alampi Redattore 
L'ex capo della Curva Nord, già trasferito in un altro carcere, ha deciso di rispondere alle domande degli investigatori

Nuova svolta nell'amito dell'inchiesta ultras: Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord arrestato insieme agli altri vertici del tifo organizzato di Inter e Milan, ha deciso di rispondere alle domande degli investigatori e di collaborare con la giustizia. Così scrive l'edizione milanese di Repubblica:

"Andrea Beretta, l'ultrà dell'Inter arrestato due mesi fa per l'omicidio di Antonio Bellocco, al culmine di una faida per il controllo degli affari al secondo anello verde del Meazza, accetta di collaborare con la giustizia. Si pente. Ed è pronto a raccontare le sue verità ai magistrati della Dda milanese. È un coup de théatre che può aprire scenari inediti per il lavoro dei pubblici ministero Paolo Storari e Sara Ombra".

"Resta, ad esempio, sconosciuto il nome dei killer di Vittorio Boiocchi, il precedente capo degli ultras interisti freddato da killer ancora senza volto il 29 ottobre 2022. E fu proprio Andrea Beretta, sparito dalla circolazione all'indomani del delitto e ricomparso a Milano dopo una fuga a San Giovanni Rotondo e la distruzione del proprio vecchio cellulare, ad aprire la strada all'ascesa di Bellocco e del suo braccio destro Ferdico.

Il "Berro" è custode di segreti sul delitto Boiocchi e sui dettagli del business nero delle curve. E aveva preannunciato le sue verità nelle dichiarazioni spontanee rese ai pm subito dopo l'arresto per l'omicidio Bellocco: dal letto dell'ospedale San Raffaele, dove venne ricoverato per il colpo di pistola alla schiena sparato da Bellocco durante la sua colluttazione, aveva annunciato il suo "parlerò". Ma da allora aveva taciuto".


"C'erano da superare alcune resistenze. Mentalità da ultras, timore da passare da "infame", ma non solo. Attesa per gli esiti dell'inchiesta sullo stadio, per capire fino a che punto gli investigatori della Squadra mobile avessero scoperto i traffici del trio Bellocco-Beretta-Ferdico da un lato e di Luca Lucci e dei suoi colonnelli dall'altro. L'accelerazione, si sussurra negli stessi cordidoi dove vibrava il tam tam, è arrivata dopo un decisivo colloquio nel carcere di San Vittore (dove il "Berro" è stato trasferito dal carcere di Opera per l'eccessiva densità mafiosa dei suoi detenuti, e i conseguenti pericoli per la sua incolumità) con il pm Storari e la coordinatrice della Dda, Alessandra Dolci. O di qua, o di là. O con lo Stato, lealmente, o senza, accettandone le conseguenze. Penali e non.

Beretta ha accettato ed è stato già trasferito in un istituto del centro Italia. Il suo legale ha immediatamente rimesso l'incarico. I familiari sono stati messi al sicuro, in attesa dell'imprimatur ufficiale del Ministero di Giustizia".