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Beretta affronta anche il tema di 160 abbonamenti che la sua associazione «We Are Milano» comprava dall’Inter con regolari documenti di altrettanti tifosi intestatari, ma che poi gli ultrà si facevano consegnare e a ogni partita vendevano («con un ricarico che dipende dalla partita, magari 5 euro se c’è il Lecce o 50 la Juve») a persone tutte diverse, che alla vigilia si facevano mettere in una lista di richiedenti compilata dagli ultrà.
Il che apre un problema di sicurezza dello stadio, se non si sa chi davvero entra: «In sostanza potrebbe essere chiunque — domanda il pm —, l’Inter non controlla?». «Siamo sempre là, dottore, quando sei sul campo di battaglia... C’è un cancello adibito dove entrano quelli della curva». Pm: «E vai!». Beretta: «Li fanno passare, basta che hai pagato il biglietto. Ogni tanto facevano passare due in un cancello...». Pm: «La società sa che Paolo non va allo stadio ma (con la tessera di Paolo, ndr) ci va Andrea?». «Sì, se lo immagina, sa che lo facciamo per movimentare tutto il vario folklore, le coreografie...». Pm: «Che significa che “se lo immagina”? Perché lei dice di sì?». «Perché uno poi passa al cancello». Pm: «Ma può essere lo stewart che è uno sciocco... Come fa a dire che la società lo sa, e che sa dei ricarichi?». Beretta: «Lo sa il dirigente addetto ai tifosi, lo sa Claudio Sala che faceva parte della curva, sa come funzionano tutti i vari meccanismi».