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Un successo sofferto e fondamentale per consolidare la posizione dell'Inter in Champions League, in vista dei difficili scontri contro Arsenal, Lipsia e Leverkusen.
Nonostante i tre punti, la prestazione dell'Inter è stata tutt'altro che brillante. Il primo tempo è stato piuttosto deludente, con la squadra che ha faticato a costruire gioco e a contenere le offensive dello Young Boys.
“I nerazzurri lasciano infatti sfogare gli svizzeri ma tirano la corda: sulla destra interista la coppia Hadjam-Monteiro è molto fastidiosa e l’Inter fatica a tenere palla in avanti, per un approccio rivedibile di Arnautovic oltre che per il pressing efficace di una squadra rigenerata da Magnin, tecnico delle giovanili che da marzo a maggio era già stato in panchina per vincere il campionato”.
LE SCELTE
—Non convincono le scelte di un ampio turnover e di Barella come sostituto di Calhanoglu.
“Certo cambiare sette titolari porta scompensi all’Inter, anche perché Barella a parte una deliziosa apertura non convince del tutto in regia, senza contare che la sfida alla Juve incombe e sul sintetico è normale avere una cautela extra. Però la circolazione del pallone più che lenta è quasi inesistente e anche il recupero palla diventa complicato”.
LA PARTITA
Gli svizzeri hanno creato pericoli, specialmente sulla fascia destra, con Sommer chiamato a intervenire su Hadjam e Lakomy, e Pavard che ha salvato su un colpo di testa di Virginius.
Nel secondo tempo, l'Inter ha avuto un'occasione d'oro quando Dumfries si è guadagnato un rigore, ma Arnautovic ha fallito, facendosi parare il tiro dal portiere Van Ballmoos.
Poi l'infortunio muscolare di Carlos Augusto, che ha costretto Inzaghi a rivedere i suoi piani.
La squadra ha continuato a soffrire, rischiando anche di subire il gol, con Monteiro che ha colpito il palo dopo un errore di Barella.
TITOLARI
Solo con l'ingresso di Lautaro e alcuni titolari l'Inter è riuscita a cambiare marcia, trovando finalmente il gol vittoria.
“Basta controfigure, servono gli uomini gol (e l’uomo assist) quelli originali. Meglio tardi, che mai” conclude il Corriere della Sera.
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