I due allenatori, ex attaccanti con caratteristiche diverse, hanno percorsi simili ma filosofie, moduli e soprattutto palmares diversi
Due allenatori diversi per età, ma simili per eleganza e capacità. Raffaele Palladino, 40 anni, guida la Fiorentina; Simone Inzaghi, 48, è al timone dell’Inter. Entrambi condividono un percorso di crescita che li ha portati dal settore giovanile alla ribalta della Serie A, e oggi si affrontano in una partita che potrebbe rivelarsi cruciale per il campionato.
Entrambi attaccanti, ma con ruoli e stili differenti. Palladino era un’ala sinistra con visione di gioco e bravo nell’assist; Inzaghi, un centravanti vecchio stampo, capace di sfruttare ogni occasione. Si sono sfidati in campo due volte: nel 2004, nella finale di Coppa Italia tra Lazio e Juventus, e nel 2008, in un Lazio-Genoa di campionato. In entrambi i casi, si trovarono per un breve tratto sullo stesso terreno di gioco. Sebbene Palladino sia stato inizialmente associato alla scuola di Gasperini, il suo stile si è evoluto, discostandosi dalle etichette iniziali.
La carriera da allenatore ha seguito percorsi simili per i due tecnici. Inzaghi ha iniziato nelle giovanili della Lazio, guadagnandosi la promozione in prima squadra prima di approdare all’Inter. Palladino, invece, ha fatto gavetta nelle squadre giovanili del Monza, fino a quando, nel 2022, gli è stata affidata la guida della prima squadra da Galliani e Berlusconi. Entrambi hanno saputo cogliere l’opportunità, guadagnandosi ora il confronto da pari a pari: Inter e Fiorentina condividono il secondo posto in classifica, con 28 punti ciascuna.
Dal punto di vista tattico, i due tecnici hanno filosofie diverse. Inzaghi è fedele al suo 3-5-2, un sistema che utilizza con successo da anni, pur avendo iniziato alla Lazio con la difesa a quattro e il 4-3-3. Palladino, invece, ha dimostrato maggiore flessibilità. A Firenze ha iniziato con il 3-4-2-1, ma ha poi optato per un 4-2-3-1 che ha dato i suoi frutti, portando la Fiorentina a sette vittorie consecutive in campionato. Ora sta sperimentando un 4-3-2-1, una variante “ad albero di Natale” che potrebbe sfruttare il rientro di Gudmundsson. Nonostante i diversi approcci, entrambi condividono principi fondamentali: intensità, qualità nel possesso e velocità nell’esecuzione.