Giovanni Galeone ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport per parlare di Max Allegri:


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Galeone: “Allegri ha rifiutato Real Madrid, Arsenal, Chelsea, PSG e United. Max pigro e…”
«Max è pigro e se glielo dici si offende. Livorno, suo padre, la famiglia alla quale è molto legato, Giorgio che gioca a calcio nella Juve e adesso Max è anche diventato nonno, Valentina gli ha dato due nipotini. Quando lavorò al Milan gli misero a disposizione un insegnante d’inglese per fare pratica tutti i giorni. Mai ascoltato, non ne aveva voglia».
Un limite notevole.
«Lo sceicco del Psg telefonò pregandomi di convincerlo ad andare. Tre, quattro anni di contratto, Max avrebbe dovuto crescere Motta che allenava le giovanili e in seguito sarebbe passato in prima squadra. Vai a Parigi, gli ripetevo. Vacci, mister, vincerai tutto».
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E lui?
«“In Francia giocano a scapoli e ammogliati”. Che gli vuoi dire? Pensa che ha rifiutato il Chelsea due volte nello stesso anno, la seconda perché era appena morta sua mamma. Poi l’Arsenal dopo Wenger. Vedrai che si riprende, dicevo. Non si fidava del progetto. Anche il Manchester United e prima di tornare alla Juve, il Real Madrid».
La motivazione del no a Florentino?
«Non ci vado per rispetto nei confronti dei club ai quali ho detto no».

Pure bugiardo. Pigro e bugiardo.
«Ma allenatore straordinario. E un uomo leale, diretto. Sono stato fortunato».
In che senso?
«Ho avuto lui e anche Piero (Gasperini, nda). Che a Pescara era tutto, non avevamo una gran squadra, l’anno prima era retrocessa, non s’era iscritta e soltanto tre giorni prima dell’inizio era stata riammessa».
Max è pigro, e Gian Piero o Piero?
«Permaloso, un tipo selvatico. Max è fantasioso, intuitivo, Gasperini scientifico, solido, in campo era un professore. Quel Pescara veniva da Catuzzi, uno che la zona la faceva nell’82. Io andavo a vedere il suo Bari perché mi interessava Caricola. Il 4-3-3 lo interpretava benissimo. La squadra aveva assimilato i concetti della zona e Piero la guidava da dietro, bravissimo. Questa te la devo raccontare».
Devi, devi.
«A Max e Piero dicevo: “Leggete la partita e quando andate in difficoltà cambiate, se vedo che avete cambiato bene vi dico di proseguire, sennò decido diversamente”...».
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