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Come un Allegri. Arrigo sarà sobbalzato sul divano. Il portoghese ha debuttato con coerenza: primo tempo senza gioco e senza tiri in porta, una ripresa di nervi e volontà, vittoria su rigore e autogol, salvataggio di Gabbia sulla linea all’ultimo respiro. Un prodigio di concretezza, più tipico della tradizione nerazzurra. La bellezza, che era la specialità della casa rossonera, ce l’aveva messa l’Inter la sera prima. Il secondo gol all’Atalanta è stato una poesia recitata in velocità: Barella, Mkhitaryan, Barella, Dimarco, Dumfries. Il campo ripercorso in un lampo, seguendo un filo rosso. Barella è partito dalla sua area, da dove Sacchi non voleva che Baresi lanciasse lungo. Arrigo, in passato, è stato molto severo (troppo) con il gioco di Inzaghi, lo associava alla stirpe dei contropiedisti speculatori. Oggi non può più dirlo. L’Inter, grazie alla mediana più forte d’Europa, cerca il dominio del gioco, è la squadra più sacchiana del campionato, è cresciuta in qualità tecnica, segue la tavola della legge berlusconiana, vince passando dal merito e dalla bellezza. Domani a Riad va in scena il derby capovolto.
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