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"Politano spiega tutto subito. Segue Bastoni che attraversa il campo e va a cercare spazio libero a destra. Napoli “gasperinianamente” uomo contro uomo: Gilmour su Calhanoglu, McTominay su Barella, Anguissa su Mkhitaryan. Un 4-3-3 più ortodosso del solito, perché lo scozzese non si alza accanto a Lukaku, come usa, ma tiene le sue zolle da mezzala. Napoli molto trattenuto e prudente, insomma, come spiega l’80,3% di possesso al 12’. Altrettanto chiaramente, al 25’, s’intuisce cosa voglia fare Conte con la palla in mano: lancio su Lukaku che fa una buona sponda e Kvara firma il primo tiro in porta del match (parato). Marcature asfissianti, blocco basso e ricerca della profondità: il Napoli. L’Inter governa, ma senza la velocità di circolazione che servirebbe a schiudere spazi angusti. E senza che Lautaro riesca a fare da cavallo di Troia entro le mura azzurre. L’argentino gioca un pessimo primo tempo: sempre anticipato, imperfetto nei controlli, cicca una girata a centro area che, nei giorni belli, non sbaglia mai. Così Conte, impegnato a sopravvivere, trova il tempo di passare in vantaggio".
"Sul corner di Kvara, Di Lorenzo assalta il primo palo, Rrahmani tira e McTominay corregge in rete, sotto misura (23’). Incerti Thuram e Dumfries che, tra l’altro, poteva evitare il corner. Il gol premia un gran primo tempo dello scozzese. Il gol restituisce sicurezza allo spaurito Napoli dell’avvio e fa traballare i nerazzurri, come s’intuisce dal retropassaggio maldestro di Calha che quasi manda Kvara al raddoppio (36’). Devono passare 40’ per vedere il primo tiro tra i legni dell’Inter: Acerbi, imbucato da Barella, spara su Meret. Ma al 43’ arriva il pari. La sassata dalla distanza di Calha è tanto bella quanto isterica, quasi un urlo di frustrazione per non riuscire a entrare in area: un meteorite partito da 27,4 m che viaggia a 103 km/h. Si dividono le responsabilità Gilmour, che non ha accorciato sul turco, e Meret che non ha spinto come avrebbe potuto".
"Tre minuti di ripresa bastano a confermare la serataccia di Lautaro che, invece di impattare al volo, a centro area, una bella idea di Dumfries, azzarda uno stop improbabile e spreca. Ma l’Inter spinge forte. Palo di Dimarco (7’). La sensazione è che Inzaghi voglia puntare tutte le fiches ora, temendo la stanchezza della settimana che il Napoli, più fresco, potrebbe punire nel finale in ripartenza. Lo pensa anche Conte che inserisce Lobotka, assente dal 4 ottobre, perché il timido Gilmour non ce la fa proprio a congelare la palla e a rialzare la squadra. Ma l’Inter resta sui pedali. Dimarco sfida ancora Meret (23’) e, poco dopo, Dumfries strappa un rigore ad Anguissa. Calha smentisce la sua fama d’infallibile (19 su 19 in nerazzurro) e sbatte sul palo il ventesimo. L’Inter non molla, Barella sfiora ancora il vantaggio (33’). Inzaghi ci prova con Taremi e Arnautovic. Il Napoli resiste comunque, anzi, al 48’, Simeone impenna il pallone del possibile trionfo. L’Inter, nel complesso, ha fatto di più. Ma il calcio concede mezzi alternativi al dominio per essere felici e Conte li conosce bene. Punto onesto, alla fine. Il Napoli si godrà la sosta al comando, ma ormai è chiaro a tutti: la lepre non esiste. Questo è un campionato di soli cacciatori".
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