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GdS – Scudetto, ora l’Atalanta può sognare davvero. E venerdì col Milan è caccia al record

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Tra le pretendenti allo scudetto si è iscritta grazie agli ultimi risultati stupefacenti anche l'Atalanta
Andrea Della Sala Redattore 

Non solo Inter e Napoli, oltre a Juve e Milan. Per lo scudetto c'è più che mai anche l'Atalanta. 8 vittorie di fila l'hanno portata a ridosso del Napoli e la vittoria in Europa League dello scorso anno ha dato ancora più convinzione.

"Non è (ancora) vero, ma all’Atalanta adesso ci credono. Almeno un po’, un po’ di più insomma rispetto ad un paio di mesi fa. Ai tempi dell’”impossibilissimo”. Non lo dicono apertamente: lo fanno capire con parole che sono cambiate nel tempo, oggi pronunciate quasi arresi all’evidenza del momento e soprattutto dei fatti che l’hanno determinato. Del tipo di partite giocate. Come se fosse cambiato il sentore: fra i tifosi è successo da un po’, «vinceremo il tricolor» si canta da tempo, ma ora la piazza bolle, trascina, riempie regolarmente lo stadio e i mezzi da trasferta anche più di prima, se possibile. Ma la percezione è cambiata anche internamente alla squadra, e con essa non solo ciò che si fa in campo, ma ciò che si dice quando dal campo si esce. Da due mesi, sempre esultando", riporta La Gazzetta dello Sport.


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"Sempre un sogno è, ma da fare a occhi aperti. E il club, Gasperini e la squadra ce l’hanno apertissimi. Che dall’inizio di ottobre l’Atalanta sia da scudetto, lo dicono i numeri: otto vittorie di fila uguale 24 punti e nessuno, neanche il Napoli capolista, neanche l’Inter campione d’Italia - ed entrambe nel ritorno dovranno passare da Bergamo - ne ha messi in tasca tanti. Con la nona sinfonia, venerdì contro il Milan, sarebbe record, come successe fra il febbraio e il luglio 2020. Intanto Gasp ha già ha superato se stesso: mai da quando allena a Bergamo aveva vinto così tante partite, dieci, e aveva fatto così tanti punti (31) dopo 14 giornate di campionato". 

"L’Atalanta può crederci perché ha un allenatore che sa renderla illeggibile nella sua modernità: studiando nuove soluzioni o mosse a sorpresa, tipo segnare e vincere a Roma dopo aver sostituito tutti i suoi tre migliori uomini gol. Perché sta dimostrando di sapersi prendere i tre punti in tutti i modi: attaccando e sapendosi difendere, dominando o aggirando le difficoltà, aggredendo o adattandosi a resistere. Leggendo le avversarie, capendo i momenti delle partite. Lo ha fatto anche nell’ultima, una delle prove meno brillanti della sua escalation, ma pure conferma non banale: quando vince anche soffrendo, lo fa senza i gol del suo tridente d’oro. Monza, Udinese e appunto Roma: gli unici tre successi non roboanti sono arrivati senza la firma di uno fra Retegui, Lookman e De Ketelaere", scrive Gazzetta.