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Inchiesta Ultras, Inzaghi e biglietti: l’Inter aveva informato la Questura con una PEC

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Emergono nuovi dettagli e retroscena sull'inchiesta 'Doppia Curva' che coinvolge il club nerazzurro e alcuni tesserati
Alessandro De Felice Redattore 

Il punto focale della vicenda ultras è l’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, che sancisce i principi di “lealtà, correttezza e probità” e prevede sanzioni variabili per chi lo infrange, rendendo difficilmente prevedibili le mosse della Procura Federale nei confronti di Inter e Milan.

Le due società si considerano estranee a eventuali responsabilità, sostenute anche dalle dichiarazioni del procuratore capo di Milano, Alessandra Viola, che le ha definite “parte lesa in questa situazione”.


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Ma la questione è complessa e sta generando divisioni tra gli esperti di diritto sportivo, poiché l’indagine “Doppia Curva” rappresenta un caso senza precedenti in ambito sportivo.

Un aspetto singolare è il coinvolgimento di un allenatore, Simone Inzaghi, il quale avrebbe ricevuto richieste dagli ultrà per facilitare l’ottenimento di biglietti per la finale di Champions League a Istanbul.

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Inzaghi, ascoltato come persona informata sui fatti, ha spiegato che il suo timore era quello di un eventuale sciopero del tifo nella gara più importante della stagione. Per questo motivo, aveva promesso di interpellare l’amministratore delegato Giuseppe Marotta.

L’allenatore ha chiarito di non aver percepito né minacce né pressioni, definendo la richiesta una dinamica normale nei rapporti tra tifosi e club, pur trattandosi di comportamenti proibiti dall’articolo 25 del Codice.

Un elemento a favore di Inzaghi e degli altri soggetti coinvolti è che l’Inter avrebbe informato tempestivamente la Questura tramite una PEC, segnalando i fatti in corso. Questo passaggio potrebbe attenuare la posizione dell’allenatore e di chi, come lui, era stato avvicinato dagli ultrà per la questione dei biglietti.

Anche il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha fornito la sua versione. Ha spiegato che, in 30 anni trascorsi all’interno del club, è stato spesso un punto di riferimento per i tifosi più accesi, affrontando richieste e problematiche senza mai subire pressioni o violare gli interessi della società.

Resta però da valutare quale peso il procuratore federale Giuseppe Chiné attribuirà a queste dichiarazioni nel quadro dell’indagine.

Le figure più esposte risultano essere Davide Calabria, capitano del Milan, e Hakan Calhanoglu, centrocampista dell’Inter. Calabria ha ammesso di aver incontrato Luca Lucci, leader della Curva Sud, per discutere questioni legate alla squadra, negando che vi fossero richieste particolari.

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Calhanoglu, invece, ha riconosciuto di aver incontrato i capi ultrà nonostante le direttive del club che lo invitavano a evitare tali contatti, giustificando il suo gesto come un segno di gratitudine per il supporto ricevuto dopo il terremoto in Turchia nel 2023.

Chiné avrà ora 60 giorni per portare avanti l’indagine sportiva, con una possibile proroga di ulteriori 40 giorni. Al termine, si potranno aspettare i deferimenti e le relative conseguenze per i protagonisti di questa intricata vicenda.

(Fonte: Tuttosport)

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