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Cuore e ghiaccio, l’Inter vola in Champions: 0 gol subiti e davanti solo il Liverpool

Alessandro Cosattini Redattore 
L'Inter vince 1-0 contro l'Arsenal e vola a quota 10 punti nella nuova Champions League: ecco l'analisi di Tuttosport

L'Inter vince 1-0 contro l'Arsenal e vola a quota 10 punti nella nuova Champions League: decide un rigore di Hakan Calhanoglu. Ecco l'analisi di Tuttosport dopo il match di San Siro:

Solo il Liverpool davanti

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"C’è solo il Liverpool davanti all’Inter in Europa - i nerazzurri sono nel gruppone delle seconde, penalizzati solo dalla differenza reti - e soltanto l’Atalanta nelle prime quattro giornate di Champions è rimasta, come gli inzaghiani, con la porta immacolata. La vittoria con l’Arsenal - partita gestita con un occhio pure al match di domenica col Napoli - è stata ottenuta con spirito provinciale nell’accezione più nobile del termine, con un secondo tempo giocato sulle barricate e il 28% di possesso palla (alla fine saranno 13 calci d’angolo a 0 per i Gunners...) difendendo il solito rigore calciato benissimo da Hakan Calhanoglu, tornato in cabina di regia giusto in tempo per fornire alla causa tutta la sua sapienza tattica.

Un’Inter che - dopo il pirotecnico 4-4 con la Juve - ha richiuso a doppia mandata la porta, chiudendo la terza gara consecutiva senza gol al passivo, continuando la marcia trionfale iniziata dal il ko nel derby: con quella di ieri siamo a 8 vittorie e un pari nelle 9 gare giocate dopo quella sconfitta. «Quando si parla di ventitrè titolari non si dice tanto per, ma perché c’è bisogno giocando ogni 72 ore - le considerazioni di Inzaghi - ora vedremo di recuperare al meglio, ma ci godiamo questa vittoria, l’ennesima senza prendere gol in Champions».

Rotazioni e vantaggio

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Come previsto, Inzaghi ha lasciato fuori Bastoni, Dimarco, Barella, Mkhitaryan e Thuram perché mai come in questa settimana l’allenatore ha dovuto ragionare nell’ottica della doppia partita. I cinque saranno tutti titolari col Napoli quando, sempre al Meazza, l’Inter - battendo la capolista - potrebbe chiudere il ciclo infernale tra ottobre e novembre in testa al campionato. Più evidente contro indicazione alla scelta fatta, quella di togliere a Calhanoglu tutti i riferimenti più importanti per fare gioco, ovvero l’intera catena di sinistra (Bastoni-Dimarco), Mkhitaryan, l’altro “pensatore” di centrocampo e Barella che, rispetto a Frattesi, ha ben altra disciplina tattica. Per ovviare al problema, l’Inter l’ha messa sul ritmo, come prova l’avvio sprint - in cui Dumfries ha centrato la traversa con un gran terra-aria - e ha accettato, considerato che non si poteva continuare a lungo su quei ritmi, di lasciare il pallone all’Arsenal con l’intento di colpire in ripartenza.


Piano tattico, quello di Inzaghi, che si è rivelato azzeccatissimo perché dietro l’Inter ha sofferto il giusto, mentre davanti, su una punizione nata da una di queste ripartenze, è arrivato il rigore fischiato al tramonto del primo tempo da Kovacs - che qualche minuto prima aveva ignorato un possibile penalty per gli inglesi (Sommer in uscita alta su Merino) - per un mani solare sempre di Merino in marcatura su Taremi. E Calhanoglu ha fatto il suo dovere spiazzando Raya e segnando il 19° rigore su 19 tirati in maglia nerazzurra: numeri da Billy the Kid.

Il secondo tempo

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A inizio ripresa Arteta è passato al 4-1-4-1 dal 4-2-3-1 iniziale trovando compattezza e ben altra pericolosità in zona gol, ma l’Inter, pur trovandosi in più di un’occasione sotto assedio, è riuscita a reggere l’urto anche grazie a un paio di miracolosi salvataggi di Dumfries (sul tentativo di autogol di Taremi in uno dei tanti calci d’angolo magistralmente battuti da Saka) e Bisseck, sul tiro a botta sicura di Havertz che, poco prima, aveva costretto Sommer alla più bella parata della serata. E lì Inzaghi, con sano realismo, ha capito che avrebbe portato a casa la partita alzando ulteriormente l’argine davanti a Sommer e non si è vergognato di togliere Taremi, inserire Dimarco e giocare per quasi venti minuti, recupero compreso, con un 5-4-1 puro, un inedito a latitudini nerazzurre. Un forte che ha retto fino al minuto 98, quando al fischio finale è arrivato il boato liberatorio di uno stadio intero", si legge.