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Lo scorso luglio Inzaghi ha firmato il rinnovo fino al 2026 diventando il tecnico più pagato della Serie A con 6,5 milioni netti a stagione, ma per dirla con il presidente Marotta «il suo ciclo non è arrivato nemmeno a metà». C’è sempre tempo per allungare ancora, insomma, e spingersi fino al 2028. Simone, oggi già sul podio degli allenatori interisti più longevi con cinque stagioni di fila (considerando la scadenza attuale), diventerebbe il secondo più continuo di sempre con 7 annate consecutive sulla panchina nerazzurra. Davanti a sé avrebbe solo Helenio Herrera, che ha guidato l’Inter per 8 anni di fila, tra il 1960 e il 1968 (le stagioni totali sono 9, considerando il 1973-74)", scrive La Gazzetta dello Sport.
"L’Inter, dall’inizio dell’anno a oggi, ha perso solo due partite, quella con il Sassuolo a scudetto già vinto e poi il derby di settembre, il primo dopo sei successi di fila tra Serie A e coppe. E ha corretto certi fastidiosi difetti che avevano tutta l’aria di poter diventare strutturali: dopo i primi sbandamenti, la difesa è tornata un muro imperforabile (dopo il 4-4 con la Juve, i gol subiti sono stati appena due in 6 partite di campionato) e adesso si nutre di risorse che sembravano destinate ad essere accantonate (vedi De Vrij); i nerazzurri sono tornati a fare la voce grossa negli scontri al vertice, e il 6-0 in casa della Lazio che aveva appena battuto il Napoli è stato un messaggio potente a tutte le rivali.
Una salita lineare, perché la crescita dell’Inter si è materializzata grazie alla crescita del suo condottiero: anche chi lo accusava di essere un allenatore poco incline al cambiamento, ormai, ha capito che Inzaghi è un tecnico in continua evoluzione. Prendete il turnover, mai così profondo come in questa stagione: la gestione controllata delle forze sta diventando il fiore all’occhiello della sua quarta Inter, ed è anche grazie a questo che Simone potrà permettersi di non ruotare troppo tra lo sprint di fine anno e la Supercoppa. Le intuizioni tattiche, invece, sono il filo conduttore della sua esperienza, da Calhanoglu reinventato regista a Thuram trasformato in centravanti bomber e Bisseck centrale puro, come visto con l’Udinese. Il vero cambio di passo, però, Inzaghi lo ha compiuto nella testa: la sua Inter che non riusciva a trovare equilibrio tra un obiettivo e l’altro oggi è in prima fila su tutti i fronti. E il motivo si spiega in fretta: Inzaghi non sceglie più, vuole tutto. E tutta l’Inter insieme a lui", aggiunge il quotidiano.
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