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"C’è un altro dato che “spinge” l’Inter: non c’è un elemento dell’attuale rosa Champions che sia debuttante nella competizione. Tutti sanno maneggiare l’emozione della competizione più importante. Tutti sanno gestire la pressione: ecco perché difficilmente l’Inter sbaglia l’approccio alle partite, forse è accaduto (parzialmente) solo a Berna in questa edizione. E per Inzaghi è un enorme vantaggio. Vantaggio che si nota molto bene lungo il viaggio europeo. Come se l’Inter annaffiasse ogni volta di più la sua convinzione. C’è un precedente che va ricordato. L’Inter che due stagioni fa arrivò in finale a Istanbul prese il volo durante il girone, nella prima fase, con l’eliminazione ai danni del Barcellona. La sera del Camp Nou i nerazzurri capirono di potersela giocare con tutti. E quella sensazione la portarono avanti fino alla finale. Ecco: questo girone può rappresentare lo stesso trampolino. L’Inter ha già affrontato Manchester City (non quello in crisi di adesso) e Arsenal e non ha incassato neppure un gol. Conta, eccome se conta".
"E poi c’è l’aspetto motivazionale. C’è una sera che è rimasta sulla pelle di tutto il gruppo Inter, quella del 13 marzo scorso. La delusione dell’eliminazione contro l’Atletico Madrid è il motore di questa Champions: dopo quel ko i giocatori si sono promessi di volerci riprovare. È come una ferita da sanare, una sconfitta che nessuno ha accettato perché l’Inter non si è sentita inferiore, tutt’altro. In fondo, la stessa sensazione vissuta a Istanbul contro il Manchester City. L’Inter è ancora quella lì. Da quel giorno nessuno si sorprende più, nell’accostare la parola finale ai nerazzurri. Il resto lo sta raccontando il campo: zero gol incassati, Thuram e Lautaro neppure mai schierati in coppia, tante cartucce “risparmiate” nell’idea di arrivare a marzo più freschi rispetto a un anno fa. L’Inter ci crede. A Monaco mancano 184 giorni: non sono neppure troppi", aggiunge il quotidiano.
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