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Non solo lo scudetto, l'Inter punta forte anche alla Champions League. L'obiettivo dichiarato della squadra di Inzaghi è fare più partite possibili da qui alla fine della stagione. Il cammino in Europa sta andando nel migliore dei modi, ora bisogna chiudere bene il girone e raggiungere senza playoff gli ottavi. Poi affrontare qualunque avversario a testa alta.
"Tutto molto alla portata, tutto davanti agli occhi di Lautaro e compagni. Che ora, se possibile, spaventano ancor di più le rivali. Si possono individuare almeno quattro motivi per cui in casa Inter adesso ci credono tutti. Il primo è legato al “metodo Inzaghi”. L’allenatore ha una media punti in Champions, da quando è in nerazzurro, da 1,91 a partita. Giusto per rendere l’idea: usando ovviamente come parametro i tre punti a vittoria per tutti, su una panchina italiana solo tre tecnici hanno fatto meglio nella storia, Fabio Capello con il Milan (media 2,34 punti), Helenio Herrera con l’Inter (2,09) e Giovanni Trapattoni con la Juventus (2). Il metodo ormai è noto a tutti: rotazioni e turnover anche estremi, scelte tattiche che hanno portato la squadra a vincere le partite in tanti modi diversi, sia dominando sia sapendo soffrire", sottolinea La Gazzetta dello Sport.
"C’è un altro dato che “spinge” l’Inter: non c’è un elemento dell’attuale rosa Champions che sia debuttante nella competizione. Tutti sanno maneggiare l’emozione della competizione più importante. Tutti sanno gestire la pressione: ecco perché difficilmente l’Inter sbaglia l’approccio alle partite, forse è accaduto (parzialmente) solo a Berna in questa edizione. E per Inzaghi è un enorme vantaggio. Vantaggio che si nota molto bene lungo il viaggio europeo. Come se l’Inter annaffiasse ogni volta di più la sua convinzione. C’è un precedente che va ricordato. L’Inter che due stagioni fa arrivò in finale a Istanbul prese il volo durante il girone, nella prima fase, con l’eliminazione ai danni del Barcellona. La sera del Camp Nou i nerazzurri capirono di potersela giocare con tutti. E quella sensazione la portarono avanti fino alla finale. Ecco: questo girone può rappresentare lo stesso trampolino. L’Inter ha già affrontato Manchester City (non quello in crisi di adesso) e Arsenal e non ha incassato neppure un gol. Conta, eccome se conta".
"E poi c’è l’aspetto motivazionale. C’è una sera che è rimasta sulla pelle di tutto il gruppo Inter, quella del 13 marzo scorso. La delusione dell’eliminazione contro l’Atletico Madrid è il motore di questa Champions: dopo quel ko i giocatori si sono promessi di volerci riprovare. È come una ferita da sanare, una sconfitta che nessuno ha accettato perché l’Inter non si è sentita inferiore, tutt’altro. In fondo, la stessa sensazione vissuta a Istanbul contro il Manchester City. L’Inter è ancora quella lì. Da quel giorno nessuno si sorprende più, nell’accostare la parola finale ai nerazzurri. Il resto lo sta raccontando il campo: zero gol incassati, Thuram e Lautaro neppure mai schierati in coppia, tante cartucce “risparmiate” nell’idea di arrivare a marzo più freschi rispetto a un anno fa. L’Inter ci crede. A Monaco mancano 184 giorni: non sono neppure troppi", aggiunge il quotidiano.
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