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Ecco le differenze
—Giusto per dare un’idea, nella stagione della seconda stella Sommer aveva raccolto il 13° pallone dalla porta solo il 4 marzo, quando il tricolore era già di fatto cucito sul petto visto che i punti di vantaggio sulla Juve seconda erano già 15. In quel 2-1 casalingo, dodicesima vittoria nerazzurra filata, il messicano rossoblù Johan Vasquez aveva osato violare il tempio. Adesso, invece, le porte sembrano allegramente spalancate per il rivale di turno, soprattutto nei tramonti di partita. Non un dato secondario: i nerazzurri hanno subito sette reti nel secondo tempo e tutte dal settantesimo in poi. Addirittura sei dall’ottantesimo, quando la condizione fisica si fa un po’ più appannata e, forse, subentra il senso di sazietà di chi pensa troppo presto di aver vinto. Considerando la rete di Messias a Marassi al 95’, quella di Gabbia nel derby all’88’ e la seconda di Yildiz all’82’, Inzaghi ha lasciato sul campo cinque punti di platino: lì sta proprio la differenza tra guardare scappar via pericolosamente Antonio Conte o stargli davanti a distanza di sicurezza.
Il vecchio segreto
—A questo punto della scorsa stagione, sempre dopo nove turni, l’Inter le aveva vinte tutte a parte un pareggio e la sconfitta bizzarra di San Siro contro il sempre indigesto Sassuolo. I nerazzurri erano primi, un punticino sopra il Milan di Pioli e due sopra la Juventus di Allegri: la fuga in solitaria di Simone a braccia alzate sarebbe arrivata dopo, ma i segnali c’erano già tutti. Come spesso capita, poi, le rughe del tempo le vedi nei dettagli nascoste. Se adesso l’Inter tira in porta più o meno con la stessa frequenza di prima, segno di un arsenale offensivo quasi intatto, i dati dicono che c’è ben altra ferocia di gruppo. Più in generale, nel 2023-24 la squadra saltava l’uomo di più: da una media di 5,44 di dribbling riusciti a gara si è scesi a 2,56.
E le fasce, vecchio segreto del sistema Inzaghi, sono curiosamente sfruttate meno: le giocate sugli esterni toccavano il 62% del totale, adesso sono andate giù al 58%. In questo traballante 2024-25 ci sono pure meno intercetti (5,67 a partita contro gli 8,33 di dodici mesi fa) e meno contrasti sparsi per il campo (7,67 contro 8,89). Visto l’atteggiamento collettivo, oggi i nerazzurri recuperano molti meno palloni di prima e la montagna di gol incassati si spiega (anche) così: si è passati da 51,33 a partita a “solo” 40,33. Insomma, i ragazzi di Inzaghi sapevano difendere indossando la tuta blu, nessuna paura di sporcarsi d’olio come sembrerebbe adesso: l’Inter della stella mai avrebbe concesso ripartenze tenere come quelle gentilmente offerte a Thiago Motta domenica", si legge.
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