Schierare un’Atalanta senza Ederson, Lookman e De Ketelaere è come fare il tiramisù senza mascarpone e savoiardi. Fuori all’inizio anche Bellanova, Pasalic e Djimsiti. Una formazione inimmaginabile, ma il Gasp non è impazzito. C’era una logica. Se, finora, non aveva mai battuto l’interista Inzaghi, ci stava cambiare, anche oltre l’azzardo. L’idea: bloccare l’Inter, stancarla, nel primo tempo con una formazione fisica e compatta, per poi colpirla nella ripresa con la freschezza dei primi violini.
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Due capolavori di Dumfries, l’Inter è in finale: Inzaghi medita un aggancio storico
La prima parte del piano è riuscita: 0-0 all’intervallo. Fosse riuscita anche la seconda, Riad sarebbe diventata Austerlitz nell’epopea del Gasp, Napoleone dei braccetti, la vittoria di un genio, invece Dumfries la pensava diversamente e Riad si è fatta Waterloo. Teniamo conto che l’Atalanta dovrà giocare 3 partite in 7 giorni, due delle quali si chiamano Juve e Napoli. Un goccio di turnover ci stava. Diciamo che Gasp è andato un filo lungo, ha fatto un po’ il ganassa, come dicono a Milano. Ma è osando che Gasp è diventato Gasp e l’Atalanta una Dea d’Europa.
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