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CdS – Inter meno solida e povera di idee, Barella nervosissimo: il Milan l’ha rimontata così

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Il grande nervosismo di Nicolò Barella, i tre gol subiti in rimonta e poi la festa del Milan: il CorSport ripercorre la finale di Supercoppa Italiana
Alessandro Cosattini Redattore 

Il grande nervosismo di Nicolò Barella, i tre gol subiti in rimonta e poi la festa del Milan: il Corriere dello Sport ripercorre la finale di Supercoppa Italiana persa per 3-2 dall'Inter (qui le pagelle del direttore Mari). Ecco i passaggi principali del match e i momenti che hanno cambiato la partita:

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«Io non lo so cosa sia essere felici davvero con il calcio, ma spero di giocare abbastanza a lungo per scoprirlo». Quando aveva vent'anni Tammy Abraham fu spedito in prestito in Galles e si lasciò sfuggire questa frase. Possiamo dire con abbastanza certezza che sette anni dopo lo abbia scoperto. Perché quando entri dalla panchina e in poco meno di un quarto d'ora segni in un derby, al 93', in rimonta, e regali alla tua squadra un trofeo (che vale pure 11 milioni) allora il paradiso (calcistico, s'intende) lo immagini più o meno così. L'inglese si prende anche il premio di MVP della finale che però farebbe bene a dividere con Rafa Leao: quando entra lui, pure non al massimo, il Milan cambia volto.


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Botta e risposta

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S'incendia, ritrova coraggio, gambe, fantasia, mentalità. E fiducia perché senza, nel calcio e nella vita, non si va da nessuna parte. Forse ne ha avuta troppa l'Inter: era la più forte, lo sapeva, e il doppio vantaggio firmato dalla coppia di attaccanti semi inedita, Lautaro-Taremi, l'aveva illusa di riuscire a portare a casa la Supercoppa abbastanza agevolmente. Anche perché i gol sono arrivati sul finire del primo tempo e all'inizio della ripresa e potevano, anzi dovevano, spezzare le energie del Milan. Inzaghi, però, è tecnico troppo esperto per non capire l'aria che tira e infatti in panchina si infuria spesso pure sul 2-0. Conceiçao, viceversa, spinge di continuo per una rimonta che sembra impossibile. E invece prima Theo Hernandez su punizione (dormita di Sommer sul suo palo) e poi Pulisic su assist di Leao rimettono le cose a posto.

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Leao cambia la partita

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Con Rafa il Milan è un altro, visto che nel primo tempo, a parte qualche imbucata di Reijnders, non è mai pericoloso. L'Inter sì e passa in vantaggio allo scadere: Dimarco batte al volo una rimessa laterale, il Milan è fuori posto, Lautaro controlla, mette a sedere Theo e Thiaw e col mancino batte Maignan. La reazione di Conceiçao non si può raccontare fino in fondo, quella dell'Inter è che riparte come aveva finito: lancione di De Vrij, ottimo stop di Taremi e Maignan battuto. Fine dei giochi? Neanche per sbaglio. Entra Leao e tutto cambia. L'Inter col suo 3-5-2 appare meno solida (anche perché dopo mezzora aveva perso Calhanoglu per un problema al flessore) e povera di idee, il Milan aumenta i giri e i cambi del tecnico portoghese sono decisivi.

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Nervi tesi

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Gli animi si scaldano: Inzaghi toglie un nervosissimo Barella, Morata corre per due, Maignan chiude da campione la porta a Dumfries ed è fortunato sul palo di Carlos Augusto. Quando tutto sembra pronto per i rigori, Leao e Abraham decidono che è ora di festeggiare, andare sotto la doccia, prendere la Supercoppa e portarla a Milanello. Nove anni dopo l'ultima volta, la prima da quando è iniziata l'era Cardinale. Al fischio finale impazziscono tutti: i tifosi, visto che la stragrande maggioranza del pubblico è milanista, i giocatori (man of the match dei festeggiamenti Theo Hernandez per distacco) e Conceiçao. Che poi, però, poco prima che Maignan e Calabria alzino insieme la coppa, si emoziona e si commuove. Magari sull'aereo, nella notte che ha riportato il Milan a casa, avrà parlato con Abraham e avranno sorriso. Perché adesso lo sa anche Tammy cosa significhi essere davvero felici con il calcio", si legge.

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