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Barella non è solo la dinamo che accende l’Inter, ma è il custode di un sentimento: anche quando ha la luna storta, anche quando fatica a gestire le emozioni, c’è un intero popolo che si rivede in lui. Nella sfida dei cori, però, da tempo lo batte Calha, nerazzurro più osannato assieme a Lautaro. Il turco è all’ennesimo derby della vita e, anche se il passato milanista è scolorito nel tempo, questa non sarà mai una partita normale visto il vissuto che c’è. E ora tutti i nerazzurri, vicini e lontani, chiedono loro un’altra stella, meno nobile ma comunque ambita: dopo quella appuntata al petto vincendo il campionato nella sfida in casa del Milan ad aprile, il pensiero di alzare un trofeo direttamente in un derby di finale fa aumentare l’appetito. Per evitare l’uno-due beffardo, il tifoso rossonero si affida alle nuove regole di Conceiçao e, soprattutto, al suo miglior giocatore di stagione. Il Diavolo ha scoperto un po’ alla volta un Reijnders tutto nuovo: uomo squadra e pure uomo gol. Con quello al Verona è arrivato già a 9 reti stagionali: aveva pure scavalcato Pulisic, professione attaccante, in testa alla classifica dei cannonieri rossoneri, ma poi la Juve ha ben pensato di regalare un rigore all’americano nella semifinale di venerdì. L’assist all’olandese al Bentegodi glielo ha dato Fofana, una specie di gemello di “Tiji” nel vecchio Milan “fonsechiano”. Erano le colonne di un progetto naufragato, i giocatori più schierati dopo Maignan, ma anche Conceiçao ha fatto capire che non farà a meno di loro.
Né Barella e neanche Calha timbrano ai ritmi del vorace Reijnders. Se il turco, rigorista d’élite (nonostante la macchiolina di un errore dal dischetto quest’anno), è comunque arrivato già a sei centri, pure l’azzurro è però tornato a medie più consone al suo lignaggio. La scorsa stagione di Nicolò è stata esaltante, ma poco prolifica sotto porta: nell’annata della nuova stella si era fermato a due, adesso è già arrivato a tre reti. Una più bella dell’altra, l’ultima è l’arcobaleno finito alle spalle di Provedel contro la Lazio. Quando la sua squadra arrivò fino a Istanbul, Nicolò ne segnò 9: avvicinarsi a quelle vette non è certo un’utopia. Mai come nel suo caso, però, non è il gol a contare, quanto l’effetto trascinamento su tutta la compagnia, soprattutto quella di mezzo. A centrocampo Simone domina, infatti, con il soft power grazie a Barella e ai suoi due fedeli sodali, Calha in regia e Mkhitaryan da mezzala sinistra. Nel caso del turco, poi, l’abilità nei rigori è solo una delle tante: il lancio illumina sempre, e raro è vedere un tempismo come il suo quando c’è da recuperare il pallone. La conseguenza di un reparto tanto bene assortito, però, è quel Frattesi un po’ intristito: domani Davide resterà ancora a guardare con addosso i soliti pensieri già rivolti al mercato di giugno", aggiunge Gazzetta.
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