La ripresa è cominciata allo stesso modo del primo tempo, l’Inter palleggiava nella metà campo viola, ma lo faceva con circolarità, senza mai andare al punto, e con una fiacchezza che rasentava la mestizia. Il pallone ondeggiava di qua e di là, senza meta e senza velocità. La Fiorentina raggomitolata assomigliava a un serpente che prima o poi sarebbe uscito dal cestone e avrebbe morso, insensibile a qualunque nenia. Non ci aspettavamo però che sarebbe successo durante un calcio d’angolo. Su un corner di Mandragora, fase difensiva da horror dell’Inter, con Frattesi addormentato e impotente sul tiro secco di Ranieri. Il principio della catastrofe. Pochi minuti dopo, la controfigura di Mkhitaryan è uscita sconfitta da una pressione alta dei “palladini”: Richardson ha imboccato Dodo sulla destra, cross perfetto per Kean sul secondo palo e Bisseck soggiogato dallo stacco del centravanti. Fiorentina a mille, Inter catatonica come dimostra il 3-0, facilitato da un retropassaggio suicida di Dimarco, a innescare Kean nello spazio vuoto, per il gol dell’apoteosi, dell’orda viola.
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GdS – Che crollo: a Firenze la peggior Inter dell’era Inzaghi! E c’è un limite ormai evidente

Inutili i cambi di Inzaghi, tesi a impilare attaccanti. La mancanza di un piano B, di qualcosa d’alternativo al solito 3-5-2, è uno dei limiti del calcio inzaghiano, monotematico all’eccesso, nel bene e nel male. Ieri ha vinto il valore opposto, il football multi-modulare di Palladino, allenatore che in questa sua prima stagione fiorentina ha navigato in diversi mari tattici.
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