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Il trionfo contro l’Inter, che ha portato in bacheca il cinquantesimo trofeo per i rossoneri, è arrivato al termine di una partita che sembrava scritta dallo sceneggiatore di Rocky: il gol di Lautaro, il raddoppio di Taremi, gli interisti pronti a festeggiare la quarta Supercoppa di fila. Poi è cominciata la parte in cui il protagonista decide di non essere disposto a prenderle dall’avversario sulla carta più forte. Prima la punizione magica di Theo,complice la distrazione di Sommer nel posizionare la barriera (qui Inzaghi protesterà per un fallo non visto da Sozza su Asllani in precedenza). Poi il gol astuto di Pulisic, fuggito alla guardia di Bisseck. Quindi, nel recupero, mentre l’Al-Awwal Park pregustava i rigori, il 3-2 di Abraham. La notizia migliore di tutte per i milanisti è che a propiziare tutte e tre le reti è stato Leao, che non aveva 90 minuti nelle gambe, forse nemmeno un tempo, ma che Conceiçao ha buttato lo stesso in campo al quinto della ripresa. Rafa, che ogni tanto fa il monello, sa che quando vuole piega le partite e poi le spezza.
Vista invece con gli occhi dell’Inter, la sera di Riad è tutta nera. Le grafiche azzurre della Lega hanno incorniciato i cugini festanti. Inzaghi, professionista dei derby quando dall’altra parte c’era Pioli — «Mi incontrava volentieri», ha scherzato l’attuale allenatore dell’Al-Nassr— quest’anno li ha persi entrambi. A fine settembre, contro il Milan di Fonseca. In questa prima partita dell’anno, contro quello di Conceiçao. Non è il tipo da cercare scuse, ma alcune attenuanti gli vanno riconosciute: non aveva Thuram, ha perso presto Çalhanoglu per problemi muscolari, Dimarco è parso troppo affaticato per continuare, De Vrij è uscito con un problema al flessore. Verrà criticato per avere messo in campo Asllani, ma al momento in rosa come regista di riserva ha questo. In ogni caso, una seria analisi della sconfitta dovrà farla. Non bastano le assenze a spiegare la rimonta subita dal 2-0, come all’Inter nel derby era già successo nel 2004 in campionato. Quello era il Milan di Ancelotti, con Sheva e Kakà, e poteva starci, anche se Zaccheroni poteva contare su Adriano e Vieri.
Se vincere un trofeo in un derby è sempre bello — e lo sanno i nerazzurri, che lo scorso anno contro i cugini hanno portato a casa lo scudetto — perderlo può lasciare strascichi. Starà a Simone serrare i ranghi, per evitare che il ko di Riad scuota l’Inter anche in campionato e in Champions. Al contrario, Sergio deve capitalizzare l’uno-due capolavoro che l’ha portato a battere in quattro giorni le due storiche avversarie del Milan. Avrà dalla sua i tifosi, lo spogliatoio, Ibra, la società tutta. E il calendario gli è amico. I prossimi impegni in campionato saranno con il Cagliari, a San Siro, e il Como, in trasferta. Poi, la prova del nove contro la Juve allo Stadium.
Interisti a parte, a Riad sono contenti tutti: milanisti, spettatori neutrali, politici, dirigenti sportivi. Hanno avuto la Serie A che hanno comprato, quella dei campionicon indosso maglie note. Hanno visto cinque gol, almeno tre belli. Uno spettacolo che vale — secondo il tasso di cambio saudita — i 23 milioni a edizione che gli arabi pagano per ospitare la Supercoppa, piùsponsor e diritti tv. Una finale così potrebbe invogliarli a prolungare il contratto con la Serie A, che prevede altre due edizioni del torneo nel regno nei prossimi 4 anni", si legge.
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