LEGGI ANCHE
La loro formazione calcistica è differente e in campo si vede. Hanno punti in comune, ma sono diversi. Inzaghi con la difesa a tre come coperta di Linus, Conceiçao sempre a quattro. Inzaghi che non cambia mai sistema di gioco e Conceiçao che ha battuto la Juve spostando pedine per tutto il secondo tempo. Inzaghi sempre tranquillo e Conceiçao nervoso. Ha detto un giorno Dario Marcolin, compagno di entrambi: “Mi aspettavo che Inzaghi diventasse allenatore, prendeva appunti e memorizzava tutto. Sergio no, era umorale, si arrabbiava facilmente”. All’intervallo di Juve-Milan, i giocatori devono essersene accorti. E poi Nestor Sensini: “Sergio era molto chiuso, ma dentro al gruppo stava benissimo. Simone era giovane e aveva un atteggiamento molto rispettoso, ma ci teneva sempre a vincere: quando non succedeva, si arrabbiava molto. Lo stesso accadeva se prendeva un calcio in allenamento…”. Un po’ di Lazio, a guardarli oggi, resiste in entrambi. Inzaghi in biancoceleste si è lanciato e ha vinto (tra l’altro) due Supercoppe italiane, Sergio alla Lazio ha conosciuto Sven-Goran Eriksson, che è sicuramente uno dei suoi maestri: il suo 4-4-2 con intensità, pressing, mix di talento e attenzione è lo stesso dell’allenatore dello scudetto.
Lo scudetto, appunto. Inzaghi e Conceiçao lo hanno vinto insieme nel 2000 e in questi giorni di giubileo la ricorrenza torna. In totale hanno giocato insieme 33 partite, la prima contro il Cagliari, l’ultima contro l’Ancona, e Sergio ha dato due assist a Simone. Uno in quella notte col Marsiglia, l’altro nel 4-0 al Maribor del 1999. Serate europee. Da allora hanno vissuto vite parallele, senza più incontrarsi o quasi. Conceiçao è tornato al suo Porto, poi è andato a giocare in Belgio, in Kuwait (!) e in Grecia, dove è stato anche direttore sportivo. Dopo, subito dopo, allenatore, senza passare dalle giovanili. Inzaghi è rimasto in Italia, spingendosi al massimo a Bergamo (Atalanta) o a Genova (Sampdoria), ma sempre tornando a casa, alla Lazio. E con i giovani lui sì, ha lavorato tanto.
"E domani? Perdersi no, non si sono mai persi. Si sono guardati a distanza e sentiti. Un paio di volte hanno anche rischiato di rubarsi la panchina, o almeno così si scrisse. Aprile 2017, Inzaghi è in difficoltà alla Lazio e sui giornali si ipotizza Conceiçao come sostituto. Aprile 2023, il mese della stretta di mano mancata: Inzaghi rischia l’esonero e tra le opzioni valutate da Marotta per il futuro spunta Conceiçao. Simone, entrambe le volte, resisterà e rilancerà. E allora, per domani, si può azzardare: quelle mani, prima e dopo la partita, torneranno a stringersi. Nel caso, sarebbe bello che qualcuno prima del derby di campionato del 2 febbraio li mettesse allo stesso tavolo per una cena, Sergio con i suoi cinque figli – tutti maschi – e Simone con i suoi tre, tutti maschi anche loro. Due più cinque più tre fa dieci. Tra qualche anno, se si trova un portiere, possono mettere su una squadra", aggiunge il quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA