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«I tennisti si gestiscono da sé: possono scegliere come e quando allenarsi o recuperare. Sta a loro pianificare le proprie trasferte in giro per il mondo, e in più possono portarsi sempre dietro i propri cari. Sono liberi, insomma. Nel calcio non funziona così. Sei parte di una squadra, e in quanto tale devi sottostare a delle regole: è il club a comunicarti orari e luoghi in cui ti dovrai far trovare. Ti dicono come e quando allenarti, cosa mangiare. Viaggi due o tre volte alla settimana e sei costretto a lasciare a casa la tua famiglia. Una lavatrice… Diciamo che dopo tanti anni di carriera, questo è stato uno dei motivi che mi ha portato ad imboccare la via del ritiro».
Una settimana fa la bellissima sfida di Champions tra Real l’Atalanta. Cosa ne pensa del calcio italiano?
—«Penso che negli ultimi anni il livello si sia alzato moltissimo. Lo vediamo soprattutto nelle competizioni europee. L’Inter è arrivata in finale un paio di anni fa, l’Atalanta ha vinto l’Europa League contro il Leverkusen neocampione di Germania, il Milan ha battuto il Real al Bernabeu. Ci sono diversi club che possono giocarsela fino alla fine…».
È mai stato a un passo dal venire in Italia?
—«Durante i miei anni in Spagna so che c’è stato l’interesse di alcune squadre di Serie A, ma io non ho mai pensato di lasciare i Blancos. Il calcio italiano mi è sempre piaciuto: è tecnico, intenso e molto tattico. Ma il Real è il Real…».
E in quale club le sarebbe piaciuto giocare?
—«Non conoscendo bene gli ambienti, mi verrebbe difficile sceglierne una. Forse, in questo momento non mi sarei visto male nell’Inter. Giocano con fiducia, calma e qualità, cercando di imporre il proprio gioco contro chiunque. Sono davvero forti».
(Tuttosport)
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