Parole al miele della Gazzetta dello Sport oggi su capitan Lautaro Martinez. Anche contro il Bayern Monaco, l'argentino ha trascinato i nerazzurri e offerto una super prestazione. Per la rosea, così potrebbe candidarsi per il Pallone d'Oro.


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Lautaro re d’Europa: media gol migliore di Lewandowski! Così può vincere il Pallone d’Oro
"Dategli un pallone e vi solleverà il mondo. Perché il mondo è il confine di Lautaro, ormai. Almeno a livello personale l’Europa è già stata conquistata, se mai ci fosse ancora qualche dubbioso in giro. Non c’è nessuno che corre come lui, nessuno che regali alla propria squadra un apporto così decisivo per il risultato. L’Inter ringrazia, Simone Inzaghi pure. Il Toro segna un gol ogni 81 minuti in Champions: delle quattro semifinaliste del torneo, comparse escluse e dunque tenendo in considerazione chi ha giocato almeno due gare da titolare, il capitano nerazzurro li ha messi tutti in fila. A guardarlo con gli occhi all’insù anche Raphinha e Lewandowski, prossimi avversari in semifinale tra 12 giorni.
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Così può diventare da Pallone d'Oro
—Ecco dove si aggrappa l’Inter. Lautaro ha lasciato a casa Harry Kane e adesso ha dato appuntamento a Lewandowski: di fatto, l’eccellenza mondiale del ruolo di centravanti. Lautaro sta incidendo più di tutti. E lo fa spinto da una motivazione comprensibilissima: vincere l’unico grande torneo internazionale che ancora gli manca. Conta questo, conta la bacheca da riempire con i trofei di squadra. Più che con quelli personali. Come a dire: il Pallone d’Oro gli interessa, certo che gli interessa. Ma la Champions è lassù, in un’ideale classifica dei desideri. Lautaro non ne ha mai giocata una così. Neppure nell’anno in cui ha sfiorato il successo a Istanbul. C’era chi lo accusava, in passato, di fare pochi gol pesanti nelle gare top. Ecco, basta pesarle ora le reti dell’argentino per smentire la teoria. Il Toro segna da cinque partite consecutive in Europa. E ha disegnato con precisione l’eliminazione del Bayern, con il gol dell’Allianz e quello scacciapensieri dell’1-1 di San Siro. Spesso si abusa del concetto di leader e di trascinatore, nel mondo del calcio. Lautaro mercoledì sera ha davvero cambiato l’inerzia, ha cambiato la faccia della partita, ha ravvivato un San Siro che si era raffreddato e intravedeva qualche fantasma. Il Toro s’è di fatto ribellato al destino, perché l’Inter nella sua storia aveva sempre e solo perso in casa con il Bayern.
La media gol del Toro
—Non c’è occasione in cui il presidente Marotta non ricordi il ruolo decisivo di Lautaro anche fuori dal campo: è accaduto anche ieri. Il Toro è questo. È nel pieno della sua maturazione calcistica: alla capacità di far gol, che ha sempre fatto parte del suo repertorio, ha aggiunto prima la lucidità nella gestione emotiva dei momenti della partita e poi la centralità nello sviluppo del gioco, da vero numero 10. In questo, assomiglia quasi all’evoluzione tattica avuta da Kane nel corso della sua carriera. Le partite di Lautaro sono sempre piene. Di centravanti che sono utili solo quando segnano è piena l’Europa. L’argentino non sarà mai trasparente, dentro 90 minuti.
Lautaro re di Milano
—Il re è lui, adesso. S’è messo in testa di tornare a Monaco di Baviera a fine maggio, di replicare quanto fatto in nerazzurro da Diego Milito con il Triplete. Sembra quasi un cerchio che si chiude, lui che al Racing debuttò proprio entrando in campo al posto del Principe. Il calcio regala queste opportunità. Regala storie. Regala paralleli. Quello con Javier Zanetti è un altro. Il vicepresidente dell’Inter è stato decisivo ne suo arrivo in nerazzurro, nel 2018. Ed è stato il capitano del Triplete: lui, argentino, sposato a vita con Milano e l’Inter. Il percorso è tracciato, Lautaro lo sta ripercorrendo. Lui che aveva iniziato questa stagione con il freno a mano e le gambe pesanti. Ha calibrato bene il ritorno, l’argentino. Ha scelto bene il momento per tornare a trascinare i suoi. Il suo 2025 sta ancorando l’Inter tra le migliori d’Europa. Con la cocciutaggine di un argentino che non ha mai smesso di credere nella squadra che scelse nel 2018, pure quando dall’Arabia arrivarono a offrigli valigie piene di soldi. Non una scelta sbagliata, tutto sommato. Il Barcellona è già nel mirino. E certo, prima Bologna. Poi il derby. Poi la Roma. Ma la Champions è il giardino argentino", si legge.
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