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Lazio-Inter, su un gol in particolare si è vista la differenza. Gasp e Conte lo hanno sempre…

Lazio-Inter, su un gol in particolare si è vista la differenza. Gasp e Conte lo hanno sempre… - immagine 1
Il giorno dopo la vittoria sul campo della Lazio, dalle colonne del Corriere dello Sport Alberto Polverosi analizza la gara dell'Inter
Gianni Pampinella Redattore 

Il giorno dopo la netta vittoria sul campo della Lazio, dalle colonne del Corriere dello Sport Alberto Polverosi analizza la strepitosa gara dell'Inter. "Gasperini e Conte lo hanno sempre pensato, ma ora, purtroppo per loro, ne hanno certezza: per lo scudetto l’Inter non è il terzo incomodo, ma comodamente la prima candidata. Il fragoroso 6-0 dell’Olimpico è la certificazione di una supremazia nata nel tempo. La Lazio era una delle squadre più in forma del campionato, stava volando e così, a testa alta e petto in fuori, ha iniziato la sfida. Anche per questo ha colpito la forza dei campioni d’Italia, capaci di ribaltare alla loro maniera, sfruttando il fisico e i calci piazzati, lo sviluppo di una gara che si stava facendo difficile".

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"Finché la palla è stata in movimento, la Lazio ha messo sotto l’Inter con mezz’ora piena di bel calcio, con un’occasione non capitalizzata da Noslin e con tante buone iniziative nate da Guendouzi e Rovella, rifinite spesso da Isaksen e un po’ meno da Pedro. Nei momenti decisivi è forse mancato un terzo centrocampista alla Lazio, ma il problema per Baroni, e la soluzione per Inzaghi, è stato quando la palla si è fermata. Una punizione, un angolo, un rigore, è stato tutto una conseguenza, dalla punizione è nato l’angolo, dall’angolo il rigore e su quei tre palloni che andavano trattati come il Dio del calcio comanda, c’era il maestro, Hakan Calhanoglu. Il destro che sembra un laser, la potenza che si unisce alla precisione, lo schiaffo sul pallone che quando viene calciato dal turco ha un suono che sembra musica, o almeno è così per le orecchie degli interisti". 


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"La Lazio era padrona e in quattro minuti si è fatta svaligiare casa. Preso il primo gol si è disunita, ha perso forza, concentrazione e attenzione, ha lasciato campo al contropiede dell’Inter (condotto anche questo da Calhanoglu) e Dimarco. È su quel gol (e poi su quelli successivi) che si è vista la differenza fra una squadra entusiasta del suo momento e un’altra che sa il fatto suo. Una squadra che sta rincorrendo ad alta velocità il punto più alto della sua dimensione e un’altra che quel punto lo ha raggiunto da anni e non ha nessuna intenzione di cederlo. Bella e brillante la Lazio per trenta minuti, solida, concreta, cattiva e decisa l’Inter per tutta la partita.  Quando i campioni d’Italia sentono il profumo della vittoria, quando vedono la partita in discesa, diventano leoni e l’avversario una tenera preda". 

(Corriere dello Sport)

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