"Mancano quattro gare al traguardo del campionato più atipico, perché un distacco di soli 15 punti fra prima (Napoli 74) e ottava (Fiorentina 59) non si era mai visto. Vuol dire che le differenze tra chi ha inseguito il Triplete (Inter), chi ha abiurato a una rivoluzione (Juve) e chi a ottobre era in zona retrocessione (Roma), sono minime. E in questa grande mischia, la mano di Antonio Conte si sta rivelando la più salda". Così Paolo Condò, nel suo editoriale per il Corriere della Sera, parla della lotta per il titolo che ha visto nella 34esima giornata il sorpasso a danno dell'Inter, che ha perso con la Roma, per mano del Napoli, che ha vinto col Torino.


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Condò: “La mano di Conte si sta rivelando più salda. L’Inter prima andava oltre i problemi”

Un bel respiro
—"L’Inter adesso deve prendere un bel respiro. Ha cominciato a sgretolarsi dopo l’ultima pausa Nazionali. Due secondi tempi faticosi contro l’Udinese (grazie Sommer) e a Parma (da 0-2 a 2-2) inframezzati dal pareggio nel primo derby di coppa, poi l’impresa di Monaco che pareva riallineare gli astri. Ma da lì in poi, prima il calo e poi il crollo. L’ultima vittoria sul Cagliari, la difesa un po’ troppo eroica a San Siro col Bayern, le tre sconfitte di fila senza segnare un gol. L’Inter è stanca e le energie del suo attacco si esauriscono con i due titolari: fuori Thuram diventa impossibile far rifiatare Lautaro, e i 95 minuti che si è sciroppato ieri non sono un buon viatico per Barcellona", si legge nell'articolo.
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"Però c’è qualcosa d’altro nella crisi nerazzurra, l’incapacità di gestire nervosamente la discesa della sabbia nella clessidra... È chiaro ora che i tre giorni fra la Roma e il Barcellona diventano i più importanti della stagione, un po’ per i recuperi possibili (e necessari), molto perché la strapotenza offensiva del Barça non si coniuga con l’impermeabilità difensiva, e i supplementari a perdifiato qualcosa toglieranno. Ma per approfittarne ci vorrebbe l’Inter «ingiocabile» (copyright Mkhitaryan) di fine gennaio, perché era convinta di esserlo e questo la elevava sopra ogni problema. Non la squadra che al primo problema si sente perduta", conclude il giornalista.
(Fonte: Corriere della Sera)
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