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Inter, missione Thuram per Inzaghi. Marcus trasformato, dopo Lautaro ci prova con Tikus

Inter, missione Thuram per Inzaghi. Marcus trasformato, dopo Lautaro ci prova con Tikus - immagine 1
Il francese si sta trasformando in un bomber sempre più letale. Il feeling di Inzaghi con gli attaccanti si dimostra sempre speciale
Andrea Della Sala Redattore 

Inzaghi sa come mandare in gol i suoi attaccanti. Studia gli avversari, modifica gli atteggiamenti e arrivano i gol. È successo con Immobile, con Lautaro lo scorso anno e sta succedendo quest'anno con Thuram che sta tenendo una media da capocannoniere.

Tikus sta spostando più in là ogni partita che passa i propri limiti. Già in doppia cifra, ha appena imparato il trucchetto del secondo palo. Si può fare se in panchina, a darti suggerimenti, c’è uno staff tecnico che studia nel dettaglio movimenti e avversari, al punto di aver ritoccato un equilibrio, quello della ThuLa, che un anno fa nessuno avrebbe mai immaginato di dover andare a cambiare. Se Thuram diventerà il quarto capocannoniere della carriera di Inzaghi, si capirà più avanti. Di sicuro, non può essere casuale il legame tra l’allenatore i suoi attaccanti. Per tre volte le sue squadre a fine stagione hanno avuto il miglior rendimento offensivo della Serie A. Ci dev’essere qualcosa che Inzaghi sa trasferire con semplicità e immediatezza, sotto questo aspetto. Ci dev’essere un collegamento naturale tra il ruolo che ha rivestito da giocatore, centravanti appunto, e poi quanto riescono a fare i suoi ragazzi proprio in quella posizione. Simone è attento al dettaglio, perché quel dettaglio era il suo pane quotidiano in campo. Simone sa essere psicologo e capire, ad esempio, come coccolare il giocatore che non segna - e sì che l’astinenza da gol è un problema diffuso - e anche come tenere sulla corda chi invece è in fiducia, così da non far calare la concentrazione", sottolinea La Gazzetta dello Sport.


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L’Inter, come in fondo è stata anche la sua Lazio, è una squadra fisiologicamente proiettata in avanti. Non è mai stato un problema segnare. Meglio ancora: non è mai stato un problema produrre occasioni da rete, che in fondo è quel che preoccupa di più un allenatore. C’è un numero che bene rende l’idea: l’Inter, con Inzaghi in panchina, ha segnato 354 reti in 177 match. La media è pulitissima ed esaltante: due reti a partita, come scendere in campo e sapere che più o meno si partirà da 2-0. Non è così, certo. Ma psicologicamente, il ragionamento funziona. E funziona per gli attaccanti, che sanno di poter contare su diverse occasioni alla volta. Tutto sommato, ci sono lavori più stressanti del fare l’attaccante con la maglia nerazzurra addosso. Non è un caso che l’Inter sia, in Serie A, la squadra con l’indice xG (expected goal, i gol “attesi”) più alto, 2,72 ogni 90 minuti.

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"Se queste sono le premesse, la missione Thuram ha tutto per essere centrata. E sarebbe in qualche modo storica, una doppietta così per l’Inter. Nella storia della Serie A a girone unico, solo tre volte ci sono stati due capocannonieri consecutivi differenti della stessa squadra: Gabetto e Mazzola nel Grande Torino, Graziani e Pulici ancora nel Torino degli anni Settanta, poi Bierhoff e Amoroso nell’Udinese di fine anni Novanta. Thuram dopo Lautaro è adesso l’obiettivo. La doppia cifra raggiunta a inizio dicembre è l’ennesima spia di un giocatore che sta bene sotto ogni punto di vista, fisico e mentale, quasi curioso di capire dove la sua ascesa potrà portarlo. Inzaghi e il suo staff gli hanno cucito addosso movimenti su misura, convinti che al ragazzo non manchi nulla per fare il «9» a tutto tondo. Il primo a crederci, nel mondo nerazzurro, fu il direttore sportivo Piero Ausilio. È una storia, questa, in cui stanno avendo ragione tutti. Buon per l’Inter", chiude Gazzetta.

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