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Inzaghi sa come mandare in gol i suoi attaccanti. Studia gli avversari, modifica gli atteggiamenti e arrivano i gol. È successo con Immobile, con Lautaro lo scorso anno e sta succedendo quest'anno con Thuram che sta tenendo una media da capocannoniere.
Tikus sta spostando più in là ogni partita che passa i propri limiti. Già in doppia cifra, ha appena imparato il trucchetto del secondo palo. Si può fare se in panchina, a darti suggerimenti, c’è uno staff tecnico che studia nel dettaglio movimenti e avversari, al punto di aver ritoccato un equilibrio, quello della ThuLa, che un anno fa nessuno avrebbe mai immaginato di dover andare a cambiare. Se Thuram diventerà il quarto capocannoniere della carriera di Inzaghi, si capirà più avanti. Di sicuro, non può essere casuale il legame tra l’allenatore i suoi attaccanti. Per tre volte le sue squadre a fine stagione hanno avuto il miglior rendimento offensivo della Serie A. Ci dev’essere qualcosa che Inzaghi sa trasferire con semplicità e immediatezza, sotto questo aspetto. Ci dev’essere un collegamento naturale tra il ruolo che ha rivestito da giocatore, centravanti appunto, e poi quanto riescono a fare i suoi ragazzi proprio in quella posizione. Simone è attento al dettaglio, perché quel dettaglio era il suo pane quotidiano in campo. Simone sa essere psicologo e capire, ad esempio, come coccolare il giocatore che non segna - e sì che l’astinenza da gol è un problema diffuso - e anche come tenere sulla corda chi invece è in fiducia, così da non far calare la concentrazione", sottolinea La Gazzetta dello Sport.
L’Inter, come in fondo è stata anche la sua Lazio, è una squadra fisiologicamente proiettata in avanti. Non è mai stato un problema segnare. Meglio ancora: non è mai stato un problema produrre occasioni da rete, che in fondo è quel che preoccupa di più un allenatore. C’è un numero che bene rende l’idea: l’Inter, con Inzaghi in panchina, ha segnato 354 reti in 177 match. La media è pulitissima ed esaltante: due reti a partita, come scendere in campo e sapere che più o meno si partirà da 2-0. Non è così, certo. Ma psicologicamente, il ragionamento funziona. E funziona per gli attaccanti, che sanno di poter contare su diverse occasioni alla volta. Tutto sommato, ci sono lavori più stressanti del fare l’attaccante con la maglia nerazzurra addosso. Non è un caso che l’Inter sia, in Serie A, la squadra con l’indice xG (expected goal, i gol “attesi”) più alto, 2,72 ogni 90 minuti.
"Se queste sono le premesse, la missione Thuram ha tutto per essere centrata. E sarebbe in qualche modo storica, una doppietta così per l’Inter. Nella storia della Serie A a girone unico, solo tre volte ci sono stati due capocannonieri consecutivi differenti della stessa squadra: Gabetto e Mazzola nel Grande Torino, Graziani e Pulici ancora nel Torino degli anni Settanta, poi Bierhoff e Amoroso nell’Udinese di fine anni Novanta. Thuram dopo Lautaro è adesso l’obiettivo. La doppia cifra raggiunta a inizio dicembre è l’ennesima spia di un giocatore che sta bene sotto ogni punto di vista, fisico e mentale, quasi curioso di capire dove la sua ascesa potrà portarlo. Inzaghi e il suo staff gli hanno cucito addosso movimenti su misura, convinti che al ragazzo non manchi nulla per fare il «9» a tutto tondo. Il primo a crederci, nel mondo nerazzurro, fu il direttore sportivo Piero Ausilio. È una storia, questa, in cui stanno avendo ragione tutti. Buon per l’Inter", chiude Gazzetta.
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