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L’Inter, a parte una palla gol sciupata da Taremi, fatica a costruire e accetta di soffrire, con lucidità: Bastoni chiude alla grande su Jimenez e l’oasi dell’intervallo sembra a un passo. Prima però il miraggio diventa realtà: Dimarco innesca Mkhitaryan che da destra serve al centro Taremi, svelto a servire sul lato sinistro Lautaro, che rientra e con una finta mette a sedere Thiaw e Theo, colpendo Maignan con un tiro mancino sul suo palo.
L’Inter è poco convincente ma riparte da un vantaggio che psicologicamente vale doppio. E in apertura di ripresa, il colpo da biliardo di Taremi che vola verso la porta grazie al lancio di De Vrij, può sembrare il colpo di grazia per il Milan. Ma Conceicao ha i geni di Mourinho e Simeone, sa come si fa a restare attaccati alla partita: l’ingresso di Leao rigenera il Milan e il gol che cambia tutto arriva su punizione guadagnata proprio da Rafa: l’Inter protesta perché l’azione parte da Morata che ruba palla ad Asllani con un contatto dubbio. L’esecuzione di Hernandez, resa velenosa da un velo di Lautaro, sorprende Sommer in modo netto e insinua nell’Inter ulteriori dubbi.
A questo punto la partita entra in una dimensione onirica, con colpi di scena continui: Bastoni si immola e salva su Reijnders a porta vuota, Sommer salva su Morata, Taremi non concede il bis, Augusto di testa colpisce il palo.
Il Milan è sbilanciato, ma Leao è debordante e pesca Theo, che da sinistra crossa nel cuore dell’area: Augusto e Bastoni sono in ritardo e la girata di Pulisic è quella del 2-2. Apparecchiare i rigori è inutile, perché prima l’Inter va vicina al 3-2, ma Dumfries si fa murare da Maignan. E poi c’è ancora tempo per il Milan, per la sua fame e per la sua sfacciataggine. Sulla destra ancora Pulisic affonda il colpo una gran giocata per Leao che anticipa Bisseck e allunga per Abraham, che da due passi non sbaglia.
È la notte dei rimpianti dell’Inter e della nascita di un nuovo Milan. Dall’Arabia con furore”, si legge.
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