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Da quando si è messo al comando dell’Inter, il fondo statunitense ha scelto di percorrere una strada lineare, logica, anche se non così scontata. Oaktree si è accomodato nella stanza dei bottoni senza rivoluzionare la struttura di un club che in questi anni è cresciuto a dismisura, vincendo molto e tornando ai vertici del calcio italiano ed europeo. Proprio in quest’ottica, la fiducia nel management ne è uscita rafforzata. Beppe Marotta, amministratore delegato dei due scudetti di Zhang, oggi guida da presidente, mentre il suo braccio destro Piero Ausilio, direttore sportivo nerazzurro, continua a muoversi con la stessa libertà di manovra del passato. L’Inter ha chiuso l’ultimo mercato senza i grandi sacrifici delle stagioni precedenti, mentre i suoi dirigenti perfezionavano i rinnovi dei big vicini alla scadenza, da Lautaro e Barella fino allo stesso Inzaghi in panchina. Il perimetro economico delle trattative non è stato modificato – l’azzurro è l’italiano più pagato della Serie A, Simone comanda tra gli allenatori, Lautaro è secondo solo a Vlahovic – ma da adesso in poi qualcosa dovrà cambiare. La sostenibilità alla quale guarda Oaktree passerà anche da una nuova politica salariale. Anche perché il divario tra l’Inter e il resto della Serie A è piuttosto marcato: considerando i nuovi contratti con relativi adeguamenti, il totale degli ingaggi dei nerazzurri ammonta 143,2 milioni lordi. Più di Napoli (83 milioni), Juventus (108,4) e Milan (104,2), per restare alle big (in rigoroso ordine di classifica).
"In che modo allora i dirigenti potranno fissare i nuovi confini del monte stipendi previsti dalla proprietà? Una strada passa dai profili sui quali l’Inter deciderà di investire in futuro. E le mosse dell’ultimo mercato hanno già tracciato la rotta. Ad Appiano in estate sono sbarcati un portiere 26enne, Josep Martinez, e un difensore 21enne, Tomas Palacios, per una spesa totale di 20 milioni (bonus esclusi). Costi contenuti e ingaggi impattanti al minimo. La strada non è nuova, perché Marotta e Ausilio l’avevano imboccata già negli ultimi tempi, vedi gli acquisti di Buchanan e dello stesso Bisseck. A questo va aggiunto che alcuni dei pilastri dello scudetto della stella sono arrivati senza costi di cartellino, da Calhanoglu e Mkhitaryan fino a Thuram (nell’ultimo mercato si sono aggiunti Zielinski e Taremi). Il filo dell’equilibrio tra costi di stipendio e costi di ammortamento è sottile e l’area sportiva nerazzurra in questi anni si è mossa con grande prudenza", aggiunge il quotidiano.
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