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"Oaktree appoggia i dirigenti di viale della Liberazione e soprattutto gestisce in prima linea il dossier del nuovo San Siro. All’incontro di metà ottobre a Roma con il ministro della Cultura Alessandro Giuli e quello per lo Sport Andrea Abodi, insieme con il sindaco di Milano Beppe Sala, la soprintendente Emanuela Carpani e la delegazione milanista, in rappresentanza dell’Inter c’erano l’ad corporate Alessandro Antonello e i due manager del fondo californiano, Alejandro Cano e Katherine Ralph. Segnale di come il vento sia cambiato da quando Oaktree si è messo al timone. Il nuovo stadio è un asset centrale perché aiuterebbe l’Inter a compiere l’ultimo, decisivo passo verso l’olimpo dei top club europei. E così, mentre Inzaghi e i suoi uomini inseguono il sogno Champions, l’Inter guarda oltre, perché l’impianto di proprietà potrebbe garantire al club circa 60 milioni di ricavi a stagione in più rispetto ai 70-75 attualmente guadagnati grazie agli introiti da stadio. Il totale fa 130 milioni, una cifra in linea con quelle generate dagli stadi di proprietà delle big continentali come Bayern, Psg, Manchester United e Arsenal".
"San Siro oggi è uno stadio con l’etichetta del prezzo appiccicata sopra. Dopo la manifestazione di interesse per l’impianto milanese, infatti, Inter e Milan hanno ricevuto la valutazione della perizia condotta dall’Agenzia delle Entrate sul valore del Meazza e delle aree circostanti, che ammonta a 197 milioni. Il costo — che non potrà essere oggetto di contrattazione, trattandosi di beni erariali — va inteso al lordo. Dalla somma vanno escluse le spese relative alle opere pubbliche, che non sarebbero a carico dei due club. Il quadro insomma è chiaro: se nerazzurri e rossoneri intendono andare avanti con il progetto del nuovo San Siro, dovranno investire poco meno di 200 milioni e avviare un iter che nella migliore delle ipotesi porterebbe al traguardo per il 2030. La palla, adesso, è tra i piedi di Inter e Milan", spiega il quotidiano.
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