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Insomma, il risultato va letto ben al di là della prestazione deludente degli attaccanti, ma in mezzo a quei due scelti da Inzaghi, ce n’è comunque uno che è naufragato più dell’altro. Se Thuram ha almeno provato a lottare contro i mulini a vento, da solo circondato da maglie rosse, Taremi è sembrato una volta di più un corpo completamente estraneo. Un alieno sbarcato a Milano da un altro calcio. L’iraniano è stato battezzato come attaccante di Champions da Simone Inzaghi, ha giocato dall’inizio tutte e sei le partite di questa competizione a lui sempre cara: quell’unico golletto raccolto su rigore nel party in casa contro la Stella Rossa è un bottino davvero misero. Si aspettavano ben altro da lui i tifosi nerazzurri che per tutta la scorsa stagione hanno sognato un rincalzo all’altezza della ThuLa, ma ancora di più immaginavano un percorso diverso i dirigenti interisti che lo hanno corteggiato per mesi prima di farlo firmare a zero. Sono passati quasi sei mesi e di passi avanti non se ne vedono.
"La partita sparagnina dell’Inter non ha certo aiutato Mehdi nel suo desiderio di farsi notare, ma di certo l’iraniano poteva governare la palla meglio quando l’ha avuta tra i piedi: in una delle pochissime possibilità in cui il fronte poteva essere ribaltato, ha pasticciato un po’ troppo. A un certo punto, Inzaghi gli ha messo accanto Lautaro, lontano parente del Toro che fu, ma comunque più tonico del compagno arrivato dal Porto. Se nessuno in casa Inter ha dubbi sul fatto che il capitano si sbloccherà e da quel momento inizierà a segnare, magari senza fermarsi più, il dubbio su Taremi è lecito e ce l’hanno in tanti: questo 32enne è volenteroso, studia pure l’italiano con classi private per comunicare meglio ad Appiano e capire le direttive di Simone, eppure è lontano dal decollo. Il tappo deve saltare soprattutto dal punto di vista psicologico, ma intanto i mesi passano e Taremi resta là. La ThuLa non può sempre tirare la croce, in Champions ma pure in Serie A", aggiunge Gazzetta.
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