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"Il rischio che l’iraniano diventi un “caso” è dunque grande, come la delusione per questo tratto di strada nerazzurra. Si aspettava qualcosa di più l’interista medio e anche la società che lo ha corteggiato a lungo prima che lasciasse il Porto a zero. L’attenuante è che Mehdi arriva da tutt’altro calcio e ha bisogno di familiarizzare con la lingua (che sta studiando in privato). E non va sottovalutato neanche l’aspetto tecnico. Simone Inzaghi lo ha battezzato centravanti di Coppa – titolare sei volte su sei -, ma spesso l’andamento delle sfide europee lo ha zavorrato. Nella trasferta con il City e in questa a Leverkusen, ma pure nella sfida interna contro l’Arsenal, i nerazzurri hanno tenuto sempre un blocco basso: gli attaccanti di turno, non solo l’iraniano, erano satelliti lontani".
"Anche contro Young Boys e Lipsia non si è mai vista la classica Inter d’assalto, capace di coinvolgere le punte attraverso gli esterni. L’unica sfida dominata, con occasioni in sequenza, è stata quella con la Stella Rossa e lì sì che Mehdi ha dato gli unici segnali di sé: un gol su rigore e due assist. Rivederlo, magari in campionato e non a 40 metri dalla porta, potrebbe permettere di valutare l’ex Porto in maniera più rotonda. Al netto delle contingenze, però, Taremi è lontano dai vecchi standard: nelle 16 presenze nerazzurre (una sola da titolare in campionato), 717’ minuti totali, non è andato oltre quel penalty ai serbi. L’anno scorso l’Inter bramava un’alternativa di livello alla spremutissima ThuLa, ma Mehdi è ancora fermo sul confine dell’Inter", aggiunge il quotidiano.
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