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Sebastiano Vernazza, giornalista, su La Gazzetta dello Sport ha analizzato così la vittoria dell'Inter contro il Como:
"Non bella ma la bellezza è soggettiva e la gran parte dei tifosi preferisce la pratica dei risultati all’estetica del gioco. Non esaltante, ma l’esaltazione genera eccessi pericolosi: meglio la sobrietà. Un’Inter essenziale ha battuto il Como e ha mantenuto la scia dell’Atalanta, capolista a +3 sugli inzaghiani, e del Napoli, al secondo posto un gradino sopra i nerazzurri milanesi. L’Inter deve però recuperare la partita contro la Fiorentina e nella virtualità può immaginarsi prima. Più faticosa del previsto la vittoria contro il Como. L’Inter si aspettava forse un avversario aperto e propositivo, come da etichetta appiccicata al suo allenatore Cesc Fabregas, ma si è imbattuta in un Como rinserrato e pungente nelle ripartenze. Tutto si è risolto all’inizio e alla fine della ripresa, tra l’1-0 di Carlos Augusto su corner e la stangata del 2-0 di Marcus Thuram a spazzare via l’incubo di una possibile beffa natalizia. Archiviato il 4-4 contro la Juve alla voce eventi bizzarri, nelle successive undici gare tra campionato e coppe l’Inter ha mantenuto la porta inviolata per otto volte, un dato che esprime solidità e mentalità".
"L’Inter è applicata, non si spazientisce né si smarrisce. Ieri ha concesso al Como un paio di chance importanti, lo ha illuso che un colpaccio fosse possibile e alla prima distrazione - Carlos Augusto dimenticato su calcio d’angolo – l’ha punito. Fabregas, giovane adepto della confraternita dei giochisti, ha dismesso la difesa a quattro per adattarsi all’Inter. Como con sistema 3-4- 2-1 in possesso palla e con un 5-4-1 denso e pastoso nella fase opposta, per intercettare le trame interiste. In prima battuta il Como si difendeva però in “altura”, con gli attaccanti che andavano a pressare i tre difensori interisti e ne impedivano la costruzione dal basso. L’Inter non sfondava per vie centrali e stentava sulla sinistra. Funzionava sulla destra la fisicità di Bisseck e Dumfries, con quest’ultimo a divorarsi una palla gol macroscopica su invito di Mkhitaryan: pallone in curva a pochi metri dalla porta. La porta, quasi una chimera: nel primo tempo l’Inter l’ha inquadrata una volta sola, poco prima dell’intervallo, con un destro flebile di Dimarco, laddove sarebbe stato meglio appoggiare a Barella, accorrente nel cuore dell’area. Partita complicata dall’isolamento delle punte. L’Inter non arrivava a Lautaro e Thuram, e i due non riuscivano a farsi trovare, impigliati nelle pastoie comasche. Partita scivolosa e insidiosa, perché il Como filava veloce in contropiede, specie con Strefezza e Fadera, e aveva in Nico Paz una mina vagante per tecnica e capacità di tiro. Inter predominante nel possesso, quasi 70 a 30 alla pausa, ma era un palleggio che non pagava"
"Da intercettati a interattivi è un attimo, basta una palla inattiva, un angolo nello specifico, e tutto cambia. È successo all’inizio del secondo tempo. Calhanoglu dalla bandierina a pescare Carlos Augusto nel cuore dell’area, con la difesa comasca in modalità presepe: 1-0 e scenario mutato. Il Como è stato costretto a ripensarsi, meno prudenza e più spavalderia. Carlos Augusto si è guadagnato la palma di migliore della serata con un intervento decisivo ad anticipare il probabile tocco in rete di Goldaniga, su un cross dalla sinistra di Belotti. Poi Nico Paz, davanti a Sommer, si è intimidito e si è divorato l’1-1. Treni importanti, che non passano spesso. Il Como li ha persi e le varie modifiche di Fabregas – per esempio il doppio centravanti – si sono perse nel gelo. Finché Thuram ha liberato dall’ansia tutti gli interisti con una “spingardata” sotto la traversa. Due a zero e buon Natale. Prossima fermata Cagliari, contro un’altra squadra che, come il Como, necessita di punti salvezza. Gli scudetti passano proprio attraverso queste partite comode in apparenza e che nella realtà possono rivelarsi infide. Marcus Thuram ha raggiunto Retegui in cima alla classifica marcatori, 12 reti a testa, ma l’italoargentino dell’Atalanta ne ha segnate due su rigore, l’interista zero dal dischetto. Thuram compensa le ubbie di Lautaro Martinez, sempre più preda dell’inquietudine per il gol perduto. Nell’Inter, gli manca dal 3 novembre, quando risolse da solo la gara contro il Venezia (1-0). Da quel giorno nebbia fitta. Una condizione che qualunque attaccante ha conosciuto in carriera. Meno segni più ti incarti. Anche ieri il capitano nerazzurro ha cercato la porta con foga, a tratti con rabbia. Ha forzato certe giocate, si è prodotto in un fallo di frustrazione, situazione in cui l’arbitro Giua gli ha risparmiato il cartellino giallo. Un anno fa, prima di Natale, era a quota 17 gol in tutte le competizioni. Oggi è fermo a 6. Gli basterà un clic, cioè un gol, per ritrovarsi e ripartire. Quando parliamo di corsa scudetto, teniamo a mente questo particolare: oggi l’Inter sta lassù nonostante il vero Lautaro sia altrove"
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