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Con la società, poi, il legame si è fatto sempre più stretto - confermato da un contratto fino al 2026, già pronto per un altro rinnovo - grazie a quel suo modo genuino e produttivo di interpretare il ruolo dell’aziendalista. Consapevole delle necessità economiche del club, senza però mai rinunciare ad esprimere la propria idea. Perché è così, continuando a dare il proprio contributo di idee, che si fanno le fortune collettive: rispetto dei ruoli, ma partecipazione attiva, a costo - ricordate la frase di Lotito? - di lamentarsi al momento opportuno.
Perché se uno, ad esempio, è convinto che Acerbi possa dare ancora moltissimo , è giusto insistere. Ma il vero capolavoro, di Inzaghi, è stato soprattutto tecnico. Perché oggi tutti esaltano, giustamente, una rosa ricca e di altissimo profilo. Ma siamo certi che Dimarco avrebbe fatto la stessa carriera con un altro allenatore? O che Thuram si sarebbe scoperto improvvisamente capocannoniere? Insomma, ripensando a com’era lo scenario due anni fa - alle storie di tanti suoi colleghi - è proprio vero, come diceva Benjamin Franklin, che tre cose sono difficili in questo mondo. Mantenere un segreto, perdonare un’offesa e - pensando a Simone - soprattutto saper sfruttare bene il tempo.
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