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Signori in lacrime racconta la sua verità 

Lorenzo Roca

Parlando di Scommessopoli Giuseppe Signori si confessa piangendo davanti alle televisioni, sempre avide di tormenti da prima pagina «Ringrazio chi mi è stato vicino in questi giorni, la mia famiglia, i miei avvocati. Queste persone sono state la...

Parlando di Scommessopoli Giuseppe Signori si confessa piangendo davanti alle televisioni, sempre avide di tormenti da prima pagina «Ringrazio chi mi è stato vicino in questi giorni, la mia famiglia, i miei avvocati. Queste persone sono state la mia valvola di sfogo. Li ringrazierò sempre. In questi 15 giorni chiuso in casa mi sono studiato l'ordinananza a memoria. C'era e c'è stato un massacro mediatico nei miei confronti. In pochi giorni sono stati cancellati 30 anni della mia vita. Mi dava fastidio non poter raccontare la mia verità, non poter rispondere alle falsità dette sul mio conto. Ho fatto la cronistoria di questi 15 giorni, dovevo capire da come era nata che sarebbe stato un massacro». Poi Signori racconta come ha appreso del suo coinvolgimento: «Ero in treno mentre gli agenti mi controllavano casa. Ho ricevuto due telefonate, mi hanno chiesto cosa avessi combinato. Io ero tranquillo, non mi rendevo conto di nulla. Poi attraverso un celulare ho visto su internet cosa stesse succedendo. Su un sito c'era la mia foto con la maglia del Bologna e il titolo 'Signori in manette'. Ma io ero in treno. Arrivato a Bologna ho ricevuto l'ordinanza». L'ex bomber di Foggia, Lazio e Bologna nega ogni trasgressione della legge: ''Gli assegni che mi hanno sequestrato? Come tutti ho un libretto di assegni, hanno preso quello, assegni non compilati. Forse mi porto dietro una nomea sbagliata. Sono una persona cui piace scommettere, è vero, ma legalmente. E poi guardarmi la partita con un'enfasi diversa. Fare la sfida del Buondì Motta, è illegale? Non ho mai fatto cose illecite nella mia carriera. Ci sono tante cose inventate sul mio conto. Non mi è stato chiesto durante l'interrogatorio, ma volevo capire cosa significasse far parte di un'associazione. Io non faccio parte di alcuna associazione. Ecco perché vorrei partire da quel famoso e maledetto 15 marzo. Fui invitato dai miei commercialisti ad un incontro con due persone che non conoscevo, che non avevo mai visto prima. E' lì che nasce tutto. Io sono andato a quell'incontro, ingenuamente ho sbagliato a scrivere delle condizioni, volevo capire dove si volesse arrivare, capire a cosa servisse la mia presenza. Servivo da garante. Non si era parlato di partite già fatte, la mia presenza serviva ad avvicinare giocatori di serie A. Ho risposto che certe cose non le facevo, che non ero interessato. E poi non avevo la possibilità economica per fare quelle cose. 'Si è puntato più a denigrare la persona che a guardare le pagine dell'ordinanza. Non c'è una sola intercettazione telefonica che mi riguarda, questo non è stato riportato. Facevano il mio nome quando gli faceva comodo farlo. In procura ho risposto a tutto ciò che mi hanno chiesto, nella mia vita ho messo sempre la faccia, mi sono sempre preso le mie responsabilità. Perché tanto accanimento nei miei confronti? Perché parlano di me come il capo dei capi? Forse a qualcuno faceva comodo parlare solo di Signori, ci sono tante partite che non sono state prese in considerazione. 60 mila euro di Atalanta-Piacenza, 150 mila per Inter-Lecce? Non sono così stupido da fare una cosa simile. Non c'è mai stato niente, infatti il risultato di Inter-Lecce non è stato quello preventivato (doveva finore 4-0, è finita 1-0). I pizzini? E' stato trovato a casa mia quel foglio, era lì in bella vista dal 15 di marzo. Era tanto importante che neanche l'ho nascosto.... Quel biglietto lo hanno trovato a casa mia, ma erano altri che le avevano dettate le condizioni, non io. Io avevo solo annotato».