parola al tifoso

ARRIVEDERCI ‘MOUSTRUOSO’ MOU

Eva A. Provenzano

Lo dice pure Battiato: “Ritornerai e scoprirai che nulla è cambiato e che sono stato l’illuso di sempre”. E noi interisti innamorati dei nostri colori ci illudiamo di aver fatto breccia nel tuo cuore caro Josè Mourinho. Di essere stati...

Lo dice pure Battiato: “Ritornerai e scoprirai che nulla è cambiato e che sono stato l’illuso di sempre”. E noi interisti innamorati dei nostri colori ci illudiamo di aver fatto breccia nel tuo cuore caro Josè Mourinho. Di essere stati capaci di farti sentire a casa. Le lacrime, le tue e quelle di Marco Materazzi fuori dal Bernabeu, dicono che sì Mou, hai imparato che l’Inter non è come tutte le altre. ‘Come ti abbiamo amato noi, nessuno mai’. Matrix, con queste parole ha provato a convincerti. ‘Resta Josè. Perché l’Inter ti ama’. Quando la storia è scritta così bene si fa fatica a pensare che sia finita per davvero. Il lieto fine c’è, esiste e resta, ma quella pagina bianca che separa un capitolo dall’altro, e le nostre strade Special One, sono un ‘colpo sordo all’anima’. E’ sempre difficile dirsi addio. Lo diventa ancora di più quando in fondo in fondo si è ancora un po’ innamorati e si è consapevoli di mettersi alle spalle uno di quei momenti, una persona, che cambiano per sempre il corso delle cose. E tu ‘Mou Mou’ sei riuscito a fare di venticinque campioni indiscutibili, una leggenda che verrà narrata nel corso degli anni e chi avrà la fortuna di poter raccontare alle generazioni successive il miracolo che un’altra Grande Inter ha saputo compiere, non potrà negare la verità. E la verità è che per noi non sei stato e non sarai mai solo un tecnico. Sei stato l’amico (del presidente, dei giocatori, dei tifosi), l’educatore, lo psicologo, la persona nella quale riconoscersi, quello che ci prestava la faccia e la voce per dire quello che volevamo dire da una vita. “Siamo soli contro tutti”, “Non combattiamo mai una partita alla pari”, “Non vincevamo mai perché c’erano dei motivi”. No, non sei un pirla. Li avevi avvisati e molti non ti avevano creduto. Troppo bauscia, troppo spocchioso, presuntuoso, troppo arrogante per l’Italia. (Ma non troppo per l’Inter, che è diventata meno simpatica forse, ma noi preferiamo essere antipatici piuttosto che essere commiserati). Certe cose non si sono mai azzardati a dirle a chi lo era veramente e invece a te si. Perché tu avevi un grande difetto. Eri molto, molto interista. Sei stato dal luglio 2008 fino ad oggi al centro delle cronache che sono arrivate a dipingerti come un ‘essere mostruoso’, che abbandona la barca per andarsene su una nave da crociera, ma non dicono che quella barca nerazzurra l’hai condotta in porto sana e salva. Noi ti siamo riconoscenti per questo e ti auguriamo una buona vita. Perché la nostra l’hai cambiata. (Il nostro sorriso spopola per le strade, nei bar, sulla metro, in macchina, per strada. Ci riconosciamo subito). Gli altri ti rimpiangeranno quando non ci sarà più molto da dire, quando la noia renderà tutto banale. Con te non lo è mai stato nulla. Soprattutto l’Inter. Sono stati due anni intensi e irripetibili. Fatti di giornate complicate e gioie bellissime. Indimenticabili. Come te Josè. Noi interisti abbiamo un difetto di fabbrica, crediamo che nulla sia definitivo. Ecco perché non ti diciamo addio. Tu non sei un allenatore, tu sei un’idea. Il nostro ideale di allenatore (Come lo è stato Herrera). Sappiamo che certe cose tornano, anche se hanno forme e facce diverse. “Ritornerai e scoprirai che nulla è cambiato, che siamo gli illusi di sempre”. Ma questi illusi hanno aspettato, a dispetto di barzellette e sconfitte tremende, 45 anni per rivivere la stessa straordinaria leggenda. E a quanto pare avevamo ragione.