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parola al tifoso
Da più parti si tende ad associare il gesto di Mario Balotelli al termine di Inter-Barcellona a quello di Zlatan Ibrahimovic dopo lo strepitoso gol contro la Lazio che ha gettato le basi per l'ultimo scudetto nerazzurro. E' proprio qui che sta la differenza tra i due gesti, comunque odiosi, dei due giocatori contro il pubblico nerazzurro.
Ibrahimovic, già in preda al famoso mal di pancia (se non dovesse qualificarsi per la finale di Madrid diventerebbe un'ulcera), insultò la curva nerazzurra dopo aver realizzato un gol assolutamente decisivo e prima di mandare in rete Muntari con un assist da fuoriclasse. Come dire: prima faccio il professionista in campo, segno gol decisivi e poi dò sfogo, sbagliando, alla mia rabbia.
Per Balotelli il discorso è diverso. Entrato per sostituire un Milito sfinito, esausto, senza più un briciolo di energia, Balotelli non solo non è stato decisivo come lo fu Ibra in quel match contro la Lazio, ma non ha nemmeno dato quel contributo minimo ai compagni che si richiede quando ci si sta giocando una semifinale di Champions.
Il punto è: i due gesti sono ugualmente odiosi, ma uno è stato fatto da un professionista che, dopo aver compiuto il suo dovere in campo, si è lasciato andare ad un gesto volgare nei confronti di chi lo ha comunque amato, e l'altro da un giocatore che sul campo non ha compiuto il suo dovere e che, per di più, agli insulti ha fatto seguire il lancio della maglia, l'unico simbolo che un tifoso non può sopportare di vedere dissacrato.
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