parola al tifoso

BUONI O CATTIVI…

“Nessuna controindicazione”. Con questa frase il presidente della Lega Calcio di Serie A, Maurizio Beretta, ha annunciato che l’Assemblea ha approvato la scritta che dalla prossima stagione sarà stampata sulle divise della Juventus: ’30...

Eva A. Provenzano

Nessuna controindicazione”. Con questa frase il presidente della Lega Calcio di Serie A, Maurizio Beretta, ha annunciato che l’Assemblea ha approvato la scritta che dalla prossima stagione sarà stampata sulle divise della Juventus: ’30 sul campo’. Adesso è ufficiale, quindi. E a pensarci bene non è neanche una novità. Tempo fa il Milan si era fatto scrivere sulle maglie, sotto allo stemma, lo slogan più abusato del millennio: ‘Il club più titolato al mondo’. Il mondo dove non esistono né Real Madrid, né Boca Juniors.

Ora la società bianconera, che il numero trenta lo ha praticamente incollato dappertutto, dando ai suoi tifosi – che hanno dovuto rinunciare alle tre stelle (in compenso chi compra la maglia allo store ne avrà tre in regalo da cucire sul petto) – una specie di contentino, ha emulato proprio i rossoneri. Il concetto pare lo stesso: 'Chi se ne importa delle regole, degli albi, degli altri, conta solo quello che pensiamo noi'. Giusto, si può fare. Tanto poi c’è chi – come il Presidente del Coni Petrucci  - parla di ‘buon senso’. Altre parole che lasciano un po’ così, straniti.

Buon senso, già. Adesso ci diranno di usarlo per non criticare questa scelta. Ci diranno che è il momento di dare un taglio al passato. Che calciopoli è finita. Anzi, non è mai esistita, che ce la siamo inventata per spiegare un mondo storto. Si sono detti ‘incompetenti’ e adesso i cattivi siamo noi. Noi interisti – magari siamo rimasti in pochi – che ancora ci indigniamo quanto sentiamo certe robe.

L’ultima ci è capitata tra le mani stamattina. La rivelazione dell’ex giocatore del Parma Bravo che riferendosi al campionato del ‘97 racconta: “Nell’ultima partita importante per il Parma, quella contro la Juve, eravamo in corsa  per il titolo e si decise per il pari nell’intervallo, di comune accordo. Io non capivo, dissi: "Voi siete matti, si può vincere". E gli altri: "In Italia si fa così, lascia stare".

E allora, cosa c’è da commentare? Cosa c’è da meravigliarsi? I cattivi siamo noi che pensiamo sempre male, che non riusciamo ad apprezzare buffonate travestite da ‘costume e società’. Una domanda però ci viene spontanea. In quell’assemblea, qualcuno, anche solo uno, ha per caso alzato il dito e preso parola per prendere posizione contraria? Forse ci aspettavamo che qualcuno lo dicesse: “Fate quello che vi pare, per noi sono sempre 28”. E, dato che siamo cattivi, forse pure meno.

Twitter @EvaAProvenzano

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