parola al tifoso

C’è che ormai che ho imparato a sognare, non smetterò…

Eva A. Provenzano

Chelsea-Inter, anno 2010. Per tutti una partita persa ancora prima che iniziasse. Non per lui che di vittorie ne aveva già viste tante. Samuel Eto’o non ci ha pensato su due volte: si è avventato su quella palla e l’ha infilata tra palo e...

Chelsea-Inter, anno 2010. Per tutti una partita persa ancora prima che iniziasse. Non per lui che di vittorie ne aveva già viste tante. Samuel Eto’o non ci ha pensato su due volte: si è avventato su quella palla e l’ha infilata tra palo e portiere. Lì è spuntato il sogno della Tripletta nerazzurra, è dalle sue scarpette magiche che ha cominciato a materializzarsi l’impossibile.

Non ci credeva nessuno. Londra – dicevano – è una tappa complicatissima e forse ci avevano anche convinti. Difficile, sì ma non per quell’Inter. Non per la sua Inter. Quella di Samu, l’uomo della Provvidenza, l’africano ‘che corre da nero per vivere come un bianco’. Quando è arrivato in Italia la notizia era ‘Ibra al Barça’. Adesso che è passato all’Anzhi finalmente i titoli sono tutti per lui, il giocatore più pagato della storia del calcio. Significa anche che ancora a trent’anni è uno dei più bravi. Vivrà come uno zar ora. Lontano dall’Europa che lo ha consacrato, lo ha reso differente, quella della Champions, la Coppa dalle grandi orecchie che per lui è quasi una cosa normale. Una scelta, quella dell'attaccante, che si può contestare per mille motivi, ma che non si può condannare.

Alzi la mano chi non ha gioito insieme a lui e Materazzi, chi non si è divertito con i suoi gol e le sue esultanze. E chi, ad un certo punto non si è chiesto: “Ma chi mai li rifiuterebbe venti mln?”. Se l’unica risposta  che vi siete dati è Javier Zanetti, beh allora significa che quei soldi (sono quelli che ha incassato la società nerazzurra - pochissimi rispetto al valore del giocatore - che proprio non abbiamo capito) sono una  giustificazione più che sufficiente per questo finale che di happy per gli interisti non ha nulla.

La verità (romanzata) è che Eto’o ci ha insegnato a sognare. A suon di gol ci ha fatti restare a galla quando tutto sembrava perduto. Ci ha regalato sorrisi indimenticabili e errori (non vi siete dimenticati il gol che non ha segnato con la Juventus.ndr) che lo hanno mostrato ai nostri occhi per quello che è: un uomo che in un bel giorno si è vestito di nerazzurro e ci ha aiutato a rapire i suoi ex compagni extraterrestri. Lo abbiamo amato tanto (inutile che dite di no) ed è stato odiato dai nostri avversari (che adesso saranno contenti di non vederlo più con le rose nel metrò).

E’ stata una favola, un’altra da raccontare ai bambini interisti che devono sapere che le cose belle a volte finiscono, ma nessuno le cancella mai. Poi ritornano, sotto forme e modi diversi. Il nerazzurro si tinge di nuove facce, spuntano nuove trame. Ci sono ‘Inter belle in maniera diversa’. E non è detto che siano finite.