di ROCCO MEO
parola al tifoso
Chi si accontenta non gode
di ROCCO MEO C’era una volta l’Inter delle spese folli: Ronaldo, Vieri, Crespo, Stankovic, Samuel, solo per fare qualche nome. Un’Inter non sempre lucida ma sempre in prima linea sul mercato, un’Inter che faceva sognare i...
C'era una volta l'Inter delle spese folli: Ronaldo, Vieri, Crespo, Stankovic, Samuel, solo per fare qualche nome.Un'Inter non sempre lucida ma sempre in prima linea sul mercato, un'Inter che faceva sognare i propri tifosi, che venivano poi puntualmente disillusi alla prova sul campo, per colpe proprie e non (Calciopoli docet).Gli innumerevoli allenatori che si succedevano erano incontentabili e la società pendeva dalle loro labbra, cercando di accontentarli in tutto e per tutto.Nel corso degli anni la classe dirigente della Beneamata si era evoluta verso un'illuminata pazzia: Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Vieira, Ibra, colpacci da fare invidia a chiunque ma con esborsi limitati.Questa era l'Inter che in pochi anni diveniva (quasi) invincibile, che dettava legge in Italia ma non riusciva a far breccia all'estero, ma che comunque continuava a far sognare i tifosi, con la società sempre in prima linea ed in lotta per accaparrarsi i migliori al mondo.Quest'Inter partiva da quella di Cuper, vicina alla vittoria ma ancora perdente e si era concretizzata con Roberto Mancini, giovane e brillante allenatore outsider dalle pretese sul mercato tutt'altro che modeste.Il lavoro dei dirigenti delle altre società, in totale controtendenza con la Nostra, è divenuto via via quasi impossibile: la Roma, alle prese anche con vicende extracalcistiche, ha lavorato bene sui prodotti del proprio vivaio ma poco più, la Juve dapprima ha goduto del monopolio del mercato dei propri dirigenti acquisito come tutti poi hanno scoperto, cercando poi farraginosamente di rinascere dalle proprie polveri, il Milan ha cercato con alterne fortune di allungare al massimo la carriera a quei campioni che lo avevano condotto in passato ai successi.L'evoluzione neroazzurra ci ha condotto infine all'Inter Mourinhana, tutt'altro che pazza.Lo special one, uno dei migliori della storia sopratutto paragonando i successi all'età, ha compiuto un lavoro a 360 gradi, culturale prima di tutto, creando quella famosa "empatia" con tutto l'ambiente, e mettendo a punto una macchina da guerra che sarebbe poi giunta ad un'impresa storica mai riuscita a nessuno nella nostra penisola.Il trait d'union era sempre il mercato sfavillante, contraddistinto sì dall'illustre partenza di Ibra, peraltro non per scelta della società, ma anche e soipratutto da una serie di acquisti di campioni, quelli che poi sono stati i protagonisti del triplete.Poi tutto è cambiato.La fuga di Mourinho, la nostra società che forte degli straordinari successi si è data ad un immobilismo sul mercato adducendo varie motivazioni: una rosa difficilmente migliorabile (?), il fantomatico fair play finanziario (ma esiste solo per noi?), e ha scelto un allenatore con un buon bagaglio ma con dubbie capacità di gestione di situazioni complicate e "pazze" come la nostra (per carità le finali di champions sono un successo straordinario ma bisogna analizzare le stagioni nella loro interezza).La cosa più preoccupante i tifosi non l'avevano ancora compresa: la società ha scelto un allenatore che si sarebbe accontentato di un mercato inesistente.Il Milan nel frattempo è ritornato ad acquistare grandi giocatori senza cedere pezzi pregiati e quando anche Benitez ha cercato di alzare la voce è stato mandato via.Leonardo, persona seria ma mediocre allenatore, incredulo dell'occasione concessagli e quindi assolutamente contento della rosa che aveva ha ricevuto quattro acquisti che sicuramente non erano stati scelti da lui e sopratutto non erano dei top-player.La Juve nel frattempo per fronteggiare il fantomatico FFP ha costruito uno stadio di prorpietà ed ha varato un importante aumento di capitale, per il Milan si parla ancora di campioni (Fabregas?), la Roma è fuori da quelle vicende extracalcistiche che l'hanno tenuta a bada.E noi? Noi pochi giorni fa eravamo ad un bivio: Vilas Boas, Capello, ma anche Hiddink o Spalletti avrebbero rappresentato una scelta precisa, quella di non accontentarsi, di aver voglia di tornare protagonisti sul mercato e nelle competizioni.Invece ecco la rinuncia ai campioni (Sanchez era da non perdere) ed un ottimo allenatore, ma un ripiego per un top team.Il calcio italiano non gode più del suo appeal, questo è innegabile, ma per una società prestigiosa come la nostra ed una squadra così forte da non aver bisogno di una rivoluzione, levare la bandiera bianca ad un palese ridimensionamento in atto senza batter ciglio è delittuoso.Con una certezza: chi si accontenta non gode!Rocco Meo
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