di GIANLUCA PARRI
parola al tifoso
Difesa già in difficoltà l’anno scorso e la società non ha fatto nulla
di GIANLUCA PARRI In tempi di mondiali di scherma a Catania (sempre grati a questo sport per la pioggia di medaglie che cade a catinelle ad ogni edizione dei Mondiali e che, se non ci fosse, farebbe assumere tutt’altra dignità al nostro...
In tempi di mondiali di scherma a Catania (sempre grati a questo sport per la pioggia di medaglie che cade a catinelle ad ogni edizione dei Mondiali e che, se non ci fosse, farebbe assumere tutt'altra dignità al nostro medagliere olimpico), l'Inter, dopo una bella stoccata data col fioretto, esce sconfitta dal Massimino con due stoccate che, per la velocità delle azioni, ricordano più due fendenti di sciabola. Certo, fossimo stati in pedana all'interno del Palaghiaccio Città di Catania, dopo l'assegnazione del rigore da parte di Orsato, avremmo potuto ricorrere alla moviola, ma purtroppo sappiamo che se ancora oggi tutto ciò non è possibile in uno stadio di calcio, dobbiamo "ringraziare" certi parrucconi seduti sulle poltrone di alcuni uffici con sede a Zurigo e nelle Isole Britanniche. Ancora, dopo il Napoli, siamo qui a parlare di una partita dai due volti, con un primo tempo giocato certamente tutt'altro che male dall'inter e una ripresa in cui due ingenuità a freddo hanno causato lo svantaggio e tolto il velo alle solite amnesie difensive, oltre che alla mancanza di personalità di questa squadra quando si trova in situazione di svantaggio.
Ma andiamo con ordine: nel cercare di orientarsi in mezzo alla solita selva di infortuni, Ranieri mette in campo una formazione tutto sommato logica e ordinata per quanto possibile. Tanto che dopo cinque minuti l'Inter passa già in vantaggio e fa ben sperare che anche a Catania si possano ottenere i tre punti come successo a Bologna e a Mosca. La manovra è abbastanza sciolta, anche se in attacco Milito e Pazzini pungono poco. La ripresa invece ci ricorda a freddo le imbarazzanti e disarmanti prestazioni della nostra retroguardia che ancora una volta si lascia infilare due volte in modo dilettantesco. Certo, il quarto rigore subito in sei partite è, tanto per cambiare, inesistente, ma se dopo la partita col Napoli l'episodio poteva costituire un alibi, il rigore di Catania rischierebbe di portarci su un binario morto anche se, beninteso, l'errore dell'arbitro resta e ci ha lasciato in bocca quell'amaro sapore di partita "trafugata".
La reazione dei nostri è quasi inesistente. La squadra ordinata del primo tempo diventa un'accozzaglia di giocate quasi casuali e l'ingresso di Álvarez e Zárate al posto di Stankovic e Milito non porta nulla di concreto. Ancora una volta il secondo tempo ci condanna: alla fine della partita si è costretti ad analizzare certi numeri che fanno paura. Dopo sei partite giocate, quattro punti, quattro sconfitte, tredici gol subiti (più di due a partita, l'anno scorso dopo sei partite i gol subiti erano solo tre) di cui undici incassati nei secondi tempi. Possiamo ancora fare finta di niente? L'analisi di questi numeri può portare a più di un'interpretazione. Il subire così tanti gol nei secondi tempi fa pensare a una serie di amnesie tattiche (sul primo gol del Catania erano solo in due a coprire) o se il tutto debba essere giudicato valutando la scarsa condizione atletica di molti dei nostri. Ad ogni modo, oltre a richiamare i giocatori alle loro responsabilità, ieri si sono viste ancora di più le colpe della società.
L'anno scorso abbiamo perso lo scudetto non certo per colpa dell'attacco (il migliore del campionato con 69 gol segnati contro 65 del Milan). La fase difensiva è stata indubbiamente la più colpevole durante la passata stagione (42 gol subiti contro i 24 del Milan, ben 18 reti incassate in più) e le scelte della società fanno allargare le braccia. È stato venduto il trascinatore dell'attacco Eto'o (37 gol l'anno scorso) per comprare giocatori mediocri o comunque giovani (Jonathan e Álvarez ad esempio) che sono tutto un punto di domanda. Invece per aiutare la fase difensiva non si è intervenuti. Com'è possibile sbagliare scelte come queste?
Non me lo spiego. E se per spiegare tutto ciò si deve ancora una volta richiamare il fair play finanziario, dico che questo istituto partorito negli uffici di Nyon con la complicità delle società, è un abominio. Ora le società italiane hanno questo alibi per non prendere giocatori: assurdo. Ad ogni modo, non resta che pensare al futuro. Le solite banalità sulla squadra che deve restare unita e compatta, ecc. ecc. le conosciamo a memoria. Ora attendiamo il rientro di alcuni infortunati (quello di Sneijder è particolarmente necessario) e torniamo ad analizzare certi numeri tra qualche settimana. Se le cifre non miglioreranno, sarà il caso di preoccuparsi seriamente perché se no, metaroficamente, anziché dare e subire stoccate, qui c'è il rischio di fare harakiri.
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