parola al tifoso

DUBBIO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Eva A. Provenzano

Vendere o non vendere Balotelli. Questo è il problema! Maglie (rossonere) comode e mediatiche indossate in segno di uno humour inconcepibile pure per il maestro dell’ironia Peppino Prisco. Maglie (nerazzurre) gettate al vento perché troppe...

Vendere o non vendere Balotelli. Questo è il problema! Maglie (rossonere) comode e mediatiche indossate in segno di uno humour inconcepibile pure per il maestro dell’ironia Peppino Prisco. Maglie (nerazzurre) gettate al vento perché troppe scomode da indossare. C’è chi dice che certe episodi siano stati un segno, che non è mica semplice essere Mario Balotelli, avere vent’anni e guadagnare un milione e mezzo di euro all’anno, dover parcheggiare tutte le sere una Ferrari in garage, giocare per una squadra che ha vinto tutto, avere un agente che ti vuole troppo bene per lasciare che tu continui a sgobbare per i colori che ti hanno reso grande, essere un oggetto di mercato diviso tra presente e futuro. E se l’Inter decide di mettere in discussione un talento naturale che potrebbe diventare sì un mostro, ma anche un ‘diavolo’ in seno, beh allora succede che i dubbi (da tifoso) ti assalgono. Vendere o non vendere Balotelli, si questo è il cruccio dell’estate. Sul tavolo della storia delle idee nerazzurre il presidente Moratti forse avrà  steso due fogli (o una margherita). Su quello segnato ad inchiostro nero avrà  scritto: lo vendo perché 1) l’Inter non gli piace, non gli è mai piaciuta e per quanto uno possa essere immaturo, giocare per una squadra così dovrebbe solo migliorarti; 2) perché ho venduto Cannavaro, Ronaldo, Adriano e Ibrahimovic, ma nessuno se n’è accorto; 3) perché se i neuroni non gli si accendono neanche quest’anno, questo non lo salva più neanche un cero acceso per la Madunnina; 4) perché quasi quasi, se mi danno almeno 40 mln di euro, li investo in giocatori forti e un tantino più stabili (e con agenti simpatici); 5) perché mica posso fare il papà  pure stavolta e mettimi a rincorrerlo per tutta la vita. Sull’altro foglio, con l’inchiostro azzurro, avrà  scritto: non lo vendo perché 1) Come dice Simoni, mica un pirla qualunque, tra pochi anni potrebbe valere il doppio; 2) ci sono tanti ragazzi nell’Inter, italiani come lui o stranieri, ma nessuno tecnicamente alla sua altezza; 3) Pur avendo giocato poco, Mario l’anno scorso c’ha messo del suo (nel bene e nel male); 4) E se Milito ed Eto’o da soli non bastassero? Chi dovremmo comprare a ‘sto prezzo e col suo fiato?; 5) e se tutte quelle che dicono di volerlo lo vogliono davvero, ma non è che sto Balotelli qui è bravo sul serio? Pari. I motivi che spingono a vendere Super Mario potrebbero essere, per numero, uguali alle motivazioni che suggeriscono di tenerlo. Il dubbio è amletico. Farlo restare contro voglia potrebbe rivelarsi un boomerang esattamente come venderlo. Di sicuro l’Inter dovrà  confermarsi fra le prime d’Italia e d’Europa per dimostrare che quando una squadra vince tutto non può certo essere un caso. Qualcuno potrebbe cogliere le considerazioni del signor Mourinho (che da oggi potremmo chiamare Moutinho per sottolineare come possano mutare le cose quando passi da un club ad un altro che promette di più) come una provocazione: “L’Inter non era la più forte”, che tradotto potrebbe significare: “Senza di me quella squadra vale ‘zeru tituli’”. Toh guarda! Adesso va a finire che proprio quel ragazzino tutto matto sempre messo in discussione, che guida bolidi e indossa maglie di altri colori, era l’unico che sullo Special One c’aveva visto giusto.